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Diamo una medaglia al valore a Hysaj e Maksimovic, eroi a parametro zero

“Meritano un plauso perché si impegnano anche se sono in scadenza”. E noi stolti che credevamo che il professionismo funzionasse proprio così

Diamo una medaglia al valore a Hysaj e Maksimovic, eroi a parametro zero

Donnarumma; Boateng, Sergio Ramos, Alaba; Fernandinho, Wijnaldum, Depay, Draxler; Di Maria, Ibrahimovic, Messi. Questa è la formazione top-svincolati che la BBC s’è divertita a schierare in attesa che a maggio sul mercato calino un po’ di disoccupati eccellenti. I più arguti avranno immediatamente notato che mancano due difensori del Napoli, colpevolmente snobbati dalla sciovinista stampa inglese: Hysaj e Maksimovic.

Ai quali dovremmo tributare fin d’ora – siamo a febbraio, perché cincischiare oltremodo – un plauso commosso. E predisporre le carte affinché, terminata la stagione, li si possa insignire di una medaglia al valore.

«A Elseid Gëzim Hysaj e Nikola Maksimovic, per essersi distinti a difesa della porta del Napoli negli ultimi mesi del loro servizio sotto il  martellante fuoco di forze antagoniste, fulgidi esempi di altissimo senso del dovere, di grande spirito di sacrificio e di elevatissimo altruismo, dando lustro col nobile gesto alle migliori tradizioni del reparto».

Lo aveva suggerito lo stesso Gattuso, appena portata a casa l’impresa con la Juventus:

«Maksimovic merita i complimenti perché è a parametro zero, ma è gente che quando lavora lavora sempre bene»

E sul punto è tornato meritoriamente Mario Giuffredi, agente di Hysaj:

«Gli va fatto un plauso a lui come a Maksimovic, sono a scadenza e stanno dando l’anima per il Napoli. Incredibile cosa debba gestire Gattuso, si tratta di sopravvivere»

Apprendiamo così – ed è un nostro limite non averlo colto prima – che l’ultimo anno di contratto dei calciatori professionisti è un bonus. E’ un omaggio. E’ un tre per due. I giocatori percepiscono, sì, un regolare stipendio ma trattasi di regalia, un caffè per il disturbo. Ben altro il riconoscimento morale che costoro meritano: il plauso, i complimenti. A fine anno una standing ovation non si nega a nessuno (tranne che se sei Maggio, e il tuo allenatore è Sarri).

Il parametro zero è una sorta di eroe pronto al sacrificio: potrebbe nascondersi nelle retrovie, chi potrebbe mai biasimarlo. A giugno andrà via, perché impegnarsi? Fanno volontariato, ecco. A febbraio sono ancora lì ad allenarsi, tutti i giorni. Con sto freddo. A rischiare i legamenti a poche settimane dalla fine. Eppure la storia del calcio è piena di prodi che hanno lasciato un segno pur con l’addio in tasca.

Questo modo di intendere il lavoro non è solo la negazione concettuale del professionismo. E’ un’idea di prassi morale: è l’impiegato pensionando che passa l’ultimo anno a temperare matite, è lo studente che a si ritira a metà maggio perché tanto ha finito le interrogazioni. Nulla più è dovuto, perché null’altro hai da dimostrare. Il calciatore in scadenza ha un suo semestre bianco. E’ lì che si cela l’immolazione, e la luce dell’immortalità illumina gli intemerati. Facile giocar bene quando sei fresco di rinnovo, o magari stai trattando un aumento. E’ quando non hai niente da perdere che puoi solo vincere.

E noi, stolti, che stavamo facendoci passare sotto al naso questi esempi di virtù senza degnarli della giusta ricompensa. Il mondo è così pieno di Milik, che ormai ci ha resi insensibili.

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