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Ginecologo ucciso a Milano, si esclude la pista della rapina. Forse conosceva il suo assassino

La ricostruzione dei giornali. Per i carabinieri Ansaldi stava aspettando qualcuno. Indossava guanti di lattice, si presume per una visita medica programmata 

Ginecologo ucciso a Milano, si esclude la pista della rapina. Forse conosceva il suo assassino

La morte del ginecologo napoletano 65enne Stefano Ansaldi, ucciso a Milano due giorni fa, sembra diventare un rebus. Ansaldi è stato trovato in via Mauro Macchi poco dopo le 18, morto, con ferite di arma da taglio alla gola. Accanto a lui il coltello con cui è stato ucciso. In un primo momento si è pensato ad una rapina finita male, ma il ginecologo è stato trovato con portafogli e orologio al polso. Su Repubblica Napoli l’ultima tesi in merito all’omicidio: Ansaldi, forse, conosceva il suo assassino. Aveva appuntamento con lui.

Ansaldi non era solito andare a Milano. Era capitato solo alcune volte, per lavoro e non di recente. Ci viveva la sorella, ma era già tornata a Napoli per le feste. Come mai era lì?

Alla moglie aveva spiegato di dover incontrare dei colleghi di lavoro. Provenienti dalla Svizzera, aveva aggiunto alla sorella, alla domanda di quest’ultima sul perché di quel viaggio estemporaneo. A Milano, di sabato, andata e ritorno in giornata: almeno questa era la promessa fatta a casa, dove lo attendevano con l’ultimo treno ad alta velocità della sera”.

I carabinieri sono convinti che il ginecologo avesse un appuntamento col suo killer.

Che Ansaldi stesse aspettando qualcuno è pressoché certo: una telecamera lo filma intorno alle 17.55, vicino all’incrocio tra via Macchi e via Scarlatti dove troverà la morte dieci minuti dopo. Si guarda intorno, cammina senza fretta, di certo non accelera il passo verso la vicina Stazione Centrale. Da lì, l’ultimo treno ad alta velocità sarebbe partito alle 18.15, dopo ci sarebbero stati solo gli Intercity notturni. A casa, di sera, non sarebbe comunque tornato. Non aveva biglietto. E non aveva avvisato”.

C’è un’ipotesi su cui gli inquirenti indagano, che è riportata anche dal Corriere.it.

Ansaldi, che non aveva neanche un ricambio per rimanere la notte a Milano, indossava dei guanti in lattice. Il Corriere scrive:

“Quei guanti in lattice potrebbero essere stati una misura di copertura contro il Covid ma anche introdurre scenari per esempio di visite mediche”.

Repubblica Napoli scrive che da quanto raccontano i colleghi e gli amici del ginecologo, Ansaldi aveva spesso aiutato, in passato, donne infibulate. Le aveva operate

“per rimuovere i segni di una delle pratiche più odiose e dolorose a danno delle donne, ancora praticata in alcuni villaggi del Nord Africa. E le modalità dell’omicidio, l’uso di un grosso coltellaccio da cucina e lo sgozzamento, hanno acceso una lampadina tra chi indaga. Al momento, però, è solo una suggestione”.

Escluso, invece, un movente sentimentale. La situazione familiare del medico è definita serena e senza ombre.

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