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È da trent’anni che Inter-Napoli non è sfida scudetto

Perdemmo 3-1 ma conquistammo il tricolore. Con Sarri lo è stata a Napoli. A San Siro l’anno scorso uno dei primi catenacci di Gattuso: vincemmo 1-0 in Coppa Italia

È da trent’anni che Inter-Napoli non è sfida scudetto

Diamo un nome alle cose. Domani sera Inter-Napoli è sfida scudetto. Con buona pace dei due allenatori che giocano a nascondersi. Da un lato Conte che ha fatto del chiagnazzarismo la propria ragione di vita, e che siede ancora sulla panchina dell’Inter solo perché costerebbe troppo il suo esonero. Dall’altro Gattuso che fa finta di volare basso ma sa di avere tra le mani una squadra che mai più potrebbe ricapitargli. Squadra che, tra l’altro, è da un pezzo abituata alle pressioni. Sia in Italia sia in Europa.

I due allenatori sono simili. Caratterialmente e anche tatticamente. Entrambi quasi si vergognano del loro calcio all’italiana. Fatto sta che Inter-Napoli sfida scudetto mancava dal 1990. Perché Inter-Napoli è una partita scudetto. Seguendo i calcoli di Gianni Brera, è la partita più importante del turno infrasettimanale di campionato: 24 (i punti dell’Inter) più 23 (quelli del Napoli in attesa del Coni) fanno 47. Juventus-Atalanta vale 40 e ci sono i 3 della Juventus che il Coni potrebbe sottrarre decretando la ripetizione della partita.

Il Napoli sul campo ha totalizzato 24 punti in dieci partite. Che proiettati sulle 38 giornate, fanno punti 91. O anema r’o priatorio. I 91 punti a Napoli sono come il milione del suocero di Bellavista. Non a caso un numero che non può esistere nella Smorfia. Sono i punti totalizzati da Sarri nel suo ultimo a Napoli, i 91 punti che valsero il secondo posto in classifica. 91 punti a Napoli sono uno stato dell’anima.

Gli stessi puristi storcono il naso di fronte al gioco di Gattuso. È come se si sentissero traditi, visto che il tecnico era stato presentato come l’alfiere del remake sarrita. Gattuso, scarpa grassa e cervello fino, invece di cercare la bella morte, ha sistemato una bella doppia trincea e ha vinto la Coppa Italia. E una delle prime interpretazioni del catenaccio gattusiano fu proprio a San Siro contro l’Inter. Si vinse 1-0 con rete di Fabian Ruiz. Match che Insigne guardò dalla panchina.

In quell’assetto, il doppio pullman, Gattuso non ha mai perso. Ha perso sempre e solo quando ha voluto giocare la partita. Lo scorso anno e anche questa stagione. Quindi non abbiamo alcun dubbio su come giocherà domani sera. E ci mancherebbe, aggiungiamo.

Inter-Napoli, a Milano, non è sfida scudetto dal 1990. Lo fu nel 2015-16 (il 30 novembre) ma a Napoli: la sera della doppietta di Higuain e dei miracoli finali di Reina con l’aiuto dei pali. Quando Boban ci disse che andare a festeggiare il primo posto sotto la curva non era un buon segno. Così facendo, dimostravamo di non avere ben chiaro l’obiettivo finale. Come al solito ci offendemmo e ci risentimmo – ormai una parte che recitiamo in automatico – eppure i fatti gli diedero ragione.

Per me non ha senso a fare questi festeggiamenti così esagerati sotto la curva, così si perde di vista l’obiettivo, diciamo che con l’Inter si poteva stare di festeggiare, ma oggi non ha senso. In genere chi festeggia prima, poi alla fine perde, spero che comunque non sia il caso del Napoli…”.

Nel 90 vinse l’Inter 3-1. Ma il Napoli si mise in petto lo scudetto. I simpatici tifosi nerazzurri srotolarono lo striscione “Hitler, con gli ebrei anche i napoletani”. Il Napoli era senza Diego “infortunato”. Careca si bevve tutta la difesa, superò Zenga e depositò in rete. Poi, nella ripresa, si scatenò Klinsmann e Ferrara fece pure un autogol. Il Napoli perse la battaglia ma vinse la guerra.

Poi, ci fu Inter-Napoli di due anni fa. Con Ancelotti in panchina. Noi eravamo ancora in corsa, loro no. A due minuti dalla fine, Zielinski ebbe l’occasione a porta quasi vuota, ma tirò sul difensore. E ci castigò Lautaro. Mentre Mazzoleni espelleva Koulibaly per proteste ma non sentiva gli ululati razzisti dello stadio. Che domani sera, per fortuna, non potranno esserci. Si giocherà solo a pallone. Con le migliori armi a disposizione. Difendersi non è reato. Vale la pena ricordarlo.

 

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