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Meglio un Ciro laziale (Immobile) o il “traditore” Higuain? Il dilemma di Napoli

Sabato sera Napoli-Lazio decide se il record dei 36 gol cambierà padrone. E una buona parte dei tifosi vorrebbe essere “il Frosinone” di Immobile, per toglierlo a Gonzalo

Meglio un Ciro laziale (Immobile) o il “traditore” Higuain? Il dilemma di Napoli

Una parte di noi vorrebbe essere il suo Frosinone. Garantirgli due gol facili facili, quel tanto che basta per arrivare a 37 e scippare il record della Serie A a quell’altro, lo sbattezzato: non più Gonzalo, ma “la lota”. Perché Immobile se chiamm Ciro, sissignore. Ed è napoletano pure se gioca nella Lazio. Tocca proprio al Napoli, nel caso, vidimare un passaggio di consegne quasi filosofico. Quel primato statistico che appartiene alla città, alla squadra, o solo al suo esecutore materiale: Higuain “il traditore”. Nell’attesa si consuma la scissione: sabato si tifa pro o contro, e per contro s’intenda anche un po’ contro il Napoli, che i due gol dovrebbe concedere in una inutile ultima giornata di campionato.

Così:

O così?

E’ uno scempio emozionale, che affrontiamo con la certezza di uscirne superstiti. Sollevati comunque. Le istanze, entrambe, rischiano di sporcare un record che abbiamo messo nel curriculum e poi ripudiato. Ma è una cosa che ci appartiene, anche se ci fa un po’ schifo.

Non riusciamo a rinunciare al pungolo dell’orgoglio sovranista: era “nostro” il bomber che ha segnato più di tutti nella storia di questa Serie A sgualcita; e sarà comunque “nostro” il suo erede, ove mai ci riuscisse di scartare di lato per lasciarlo passare mentre si invola verso la gloria statistica. Con quel sovrapprezzo di umana cattiveria di cui alcuni di noi fanno sfoggio: Higuain, lui, s’è spogliato del nostro amore nel tradimento, per cui muoia Sansone con tutti i suoi record filistei. Vendetta emotiva, si fa prima a chiamarla per quel che è.

Oppure no. Oppure la dissonanza del momento presente non ammette revisioni del passato, e quindi no: Higuain è solo un nome, come scrive il tifoso nel succitato tweet, il suo record non appartiene solo “alla lota”, “appartiene a tutti noi”.  Per quanto merito astratto, non possiamo sottrarci dal prendercene una fetta, la più grande. I 36 gol in Serie A segnati con la maglia azzurra, seppur firmati da un reprobo, al mercato della vanità valgono più degli eventuali 37 segnati con un’altra maglia azzurra da un figlio di Torre Annunziata. In realtà, al partito “tifo Ciro” che sia semi-napoletano non frega nulla: la nuova vittoria va consumata nella negazione della vecchia. Che sia lavata l’onta, non possiamo sopportare di condividere nemmeno un brandello di sentimento con quello lì, “la lota”. Le corna, per restare bassi, cancellano l’amore e tutto il trasporto annesso.

Higuain che fa il giro del San Paolo, saltellando quel “giorno all’improvviso” nella cadenza del “difendo la città” è un retaggio. Che alcuni, i più saggi, i più sobri, accolgono ancora come parte gioiosa della propria vita. E che altri elaborano con raccapriccio, negano. Immobile ha, per molti tifosi del Napoli, il compito di liberarli dalla dannazione di aver osannato l’uomo sbagliato. Per una sera potremmo fare l’occhiolino a Ospina, o a Meret, mostrarci generosi, magari vincere 3-2. Esultare persino – tanto siamo a casa nostra, sul divano, a chi vuoi che importi – di un gol subito dal Napoli, ma pure due. Essere il Frosinone di qualcun altro, e rivendicarlo scrollandoci un peso dalle spalle. Il record resti a noi, chiunque se ne intesti la proprietà. Che sia un Ciro o “una lota”.

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