El Pais: la Var è un regalo all’industria degli arbitri burocrati, sta uccidendo il calcio

Durissimo editoriale contro la tecnologia e la pretesa di giustizia: "un sistema invasivo, ipervigilante e castrante che trasforma i giocatori in fantocci del biliardino"

Asl e protocollo

La Var è “un sistema invasivo, ipervigilante e castrante, nato per un gioco gestito da burocrati che hanno deciso di snaturare e sminuire il calcio in nome della tecnologia e della giustizia”.

E questo non è nemmeno il passaggio più duro del durissimo editoriale di Santiago Segurola su El Pais, contro la Var. Per il quotidiano spagnolo “non c’è soluzione”, “non si può porre rimedio a questo disastro”.

Le polemiche sugli arbitri e l’uso della tecnologia, in Spagna, vanno di pari passo con quelle italiane.

“Il VAR è stato installato nel calcio con un obiettivo impossibile e con conseguenze estremamente dannose. Si trattava di utilizzare un modello di micro-sorveglianza con l’obiettivo di fornire al calcio una giustizia indiscutibile, applicata da un sistema piramidale di arbitri: i tre che sono sul campo, il quarto uomo, e altri tre vestiti da arbitri seduti in una stanza buia a Las Rozas, dove scrutano il gioco come entomologi, ignari della visuale reale, con tutto ciò che significa, alla ricerca di micro azioni, ingrandite e trasformate in eventi technicolor dalla lente d’ingrandimento di televisione e rallentatore”.

Per Segurola “il sistema è malvagio dalla radice”:

“La Var non funziona. I suoi propagandisti non hanno mai capito che la pretesa della giustizia nel calcio è inutile. Difendere la Var in nome della giustizia è un atto di oblio e cinismo. Il calcio, e in questi anni più che mai, è sostenuto da una struttura ingiusta che contrappone squadre con un miliardo di budget contro rivali da 60 milioni. Solo perché è un modello di competizione accettato, digerito e persino amato non significa che sia giusto, ma a quanto pare questa palese disuguaglianza è un irrilevante per gli apostoli della Var”.

Secondo l’editorialista “i due effetti sostanziali della Var sono la diminuzione di importanza del gioco stesso e la creazione di una fiorente industria dell’arbitro. In termini di potere e rappresentatività, l’arbitro cresce e decrescono i calciatori. È una strategia schifosa. Al carattere cattolico della VAR si aggiunge il tipico modello di gestione burocratica, cosparso di norme, mini-norme e micro-norme, dove prevalgono consanguineità, corporativismo e confusione”.

Il calcio è sempre stato più interessato all’onestà che alla giustizia. Per 50 anni non ha praticamente avuto regole”. Ma “questa enorme e vergine Amazzonia che era il calcio viene disboscata a rotta di collo. La Var lo ha trasformato in un gioco in cui prevalgono il millimetro, il milligrammo e la cornice della televisione. Il giocatore si trasforma in un fantoccio del bigliardino, senza braccia, rigido e legato. C’è un desiderio lancinante di limitarlo e biasimarlo. La spontaneità è frustrata, il gioco è snaturato, le partite sono frammentate”.

La Var, conclude il pezzo, ha un “effetto trojan”: è un virus che sta uccidendo il calcio.

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