Sales: «Napoli è una narco-città. Si sono annullati i confini tra la criminalità e la borghesia»
Intervista a Repubblica Napoli: «I clan si rivolgono ai professionisti per reinvestire, mimetizzare e tutelare i profitti provenienti dal traffico di droga»

Repubblica Napoli intervista Isaia Sales, docente di Storia delle mafie al Suor Orsola Benincasa, oltre che saggista e scrittore.
Per Sales la distanza tra la criminalità napoletana e la borghesia cittadina si è annullata. Si dice d’accordo con il nuovo procuratore di Salerno, Borrelli, che, intervistato ieri dal quotidiano, aveva detto:
«A Napoli forse si vive meglio, ma il tessuto sociale è degradato. Una città più permeabile: lo specchio di una classe dirigente con gravi mancanze, che ha difficoltà a fare scelte impopolari e coraggiose e ad assumere la responsabilità»
Sales la pensa allo stesso modo.
«Tra la Napoli criminale e la Napoli delle attività economiche legali c’è stato l’annullamento del confine, quindo sono d’accordo col procuratore Borrelli».
Prima, spiega, il mondo criminale faceva solo alcune incursioni nel mondo esterno, ora c’è più interconnessione.
«Certo, in passato non mancavano relazioni con il mondo ‘altro’ dai criminali, ma queste sembravano essere sporadiche e non strutturali. Non è che prima i due mondi non si incontrassero economicamente, ma sembravano incursioni piuttosto che interconnessioni. Oggi c’è uno scenario tutto da decifrare».
Il motivo è semplice
«Quando si raggiungono sui mercati illegali livelli alti di profitti, non si può fare a meno di rivolgersi alla parte legale dell’economia e delle libere professioni per reinvestirli, mimetizzarli e tutelarli dall’attacco delle leggi, dal rischio di confisca dei beni mafiosi».
I clan camorristici sono diventati ricchissimi grazie al loro ruolo centrale nel traffico di droga, sia internazionale che nazionale, oltre che locale
«Napoli da tempo è una narco-città. Un giro di affari di centinaia e centinaia di milioni di euro e un numero estesissimo di persone coinvolte. In questo giro criminale c’è il trafficante milionario, nettamente al di sopra di grandissimi professionisti e imprenditori. Il benestante e chi vive di un’entrata stabile. Nessuno a Napoli, tra chi è all’interno del circuito criminale, se la passa male, economicamente».
Il resto lo fanno l’evasione fiscale, la corruzione e il clientelismo.
«L’evasione fiscale, le frodi fiscali, il ricorso ampio alla corruzione, il clientelismo politico e amministrativo predispongono settori sempre più ampi della borghesia non criminale a incrociare gli interessi malavitosi. Non si capirebbe niente delle camorre di oggi senza indagare su una parte dell’economia della città e dell’area metropolitana e dei suoi ceti professionali che trattano le camorre come dei normali agenti economici, o clienti. Una parte della nostra economia si sta mettendo nella lunghezza d’onda delle camorre. In che misura non è possibile stabilire. Foss’anche una piccola minoranza, ciò non dovrebbe rassicurarci».