Il Fatto: Autostrade propone al governo di comprare il 49% delle quote dei Benetton
La scelta della percentuale non è casuale. Cedendo il 49% Aspi finirebbe in minoranza ma lo Stato non potrebbe comandare da solo e dovrebbe sempre accordarsi con Benetton e gli altri azionisti

Sul Fatto Quotidiano la notizia che lo Stato possa comprare le azioni di Autostrade per l’Italia. Per la precisione il 49% del capitale di Aspi. La proposta proverrebbe proprio da Autostrade.
“Nei palazzi romani circola la voce che a metà gennaio scorso la concessionaria abbia avanzato al ministero delle Infrastrutture, guidato da Paola De Micheli (Pd), una proposta di accordo transattivo per chiudere la ferita aperta dal Morandi. La novità rispetto all’estenuante negoziato fatto di pizzini a mezzo stampa e furberie, è che stavolta sarebbe stato anche ventilato l’acquisto da parte dello Stato del 49% del capitale di Aspi”.
Non si tratta di una percentuale casuale, spiega il quotidiano di Travaglio.
“Atlantia, la holding controllata dai Benetton, possiede l’88 per cento della società. Cedendo il 49 per cento finirebbe in minoranza. Senza però che lo Stato possa – con quella quota –comandare davvero da solo, non avendo la maggioranza assoluta. Dovrà trovare di volta in volta l’accordo o coi Benetton o con gli altri due azionisti, cioè Appia Investments del gruppo Allianz(6,94%) e il fondo statale cinese Silk Road Fund (5%)”.
L’affare tirerebbe fuori il Ministero dallo stallo in cui è finito circa la revoca della concessione autostradale riducendo l’apporto dei Benetton.
L’acquisto delle azioni avverrebbe al valore di mercato.
“Se usassimo la valutazione complessiva con cui, nel 2017, Silk Road ha rilevato il 5% del capitale, il 49% di Aspi costerebbe allo Stato circa 5,5 miliardi. La cifra effettiva, però, potrebbe essere più bassa. È infatti ormai chiaro a tutti che la generosa concessione di Aspi andrà in qualche modo rivista. Prevedendo un aumento sensibile di manutenzioni e investimenti non remunerati attraverso le tariffe. Rendendola meno profittevole e quindi abbassando il valore complessivo della concessione”.
Ad effettuare l’operazione sarebbe, per conto dello Stato, la Cassa depositi e prestiti.
“Fonti vicine alla Cassa fanno sapere che non ci sono stati contatti sul tema, né ci sono, dossier allo studio del colosso pubblico”.
Il Ministero dei Trasporti, d’altro canto, pure interpellato dal quotidiano, sceglie di non rispondere sul punto.