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Il Titanic colpì un iceberg. Il Napoli sta affondando da solo

È legittimo che il personale di bordo sia alla ricerca di porti migliori, barche migliori. Ma avrebbero potuto dirlo per tempo, la società li avrebbe accontentati

Il Titanic colpì un iceberg. Il Napoli sta affondando da solo

Piccola ma doverosa premessa: nel Napoli non ho mai avuto allenatori amici. Ho buoni rapporti, ma è questione di educazione e rispetto e non di amicizia. Le amicizie potrebbero essere un’arma a doppio taglio perché potrebbero minare l’oggettività ed inquinare conseguentemente l’informazione veicolata.

Ho pensieri, idee, che nascono da una valutazione distaccata che ho del Napoli e di Napoli. Sì, distaccata: farsi trascinare dal tifo, dalla passione – o peggio, cavalcare la pancia dei tifosi – sarebbe un esercizio distorto e, passatemi il termine, infame. Un giorno si capirà anche questo. Ma tant’è.

Le lacrime di quel bambino (trasmesse due volte dall’astuta regia di Dazn) sono espressione e conseguenza di quel fondo toccato dalla squadra che ha saggiamente rimarcato Gattuso al termine della partita.

Ma quel fondo, purtroppo, dà la sensazione di essere mobile. Non è il fondo di un barile, solido. È marino. È un fondale. Come quello che toccò il Titanic. Mobile come la sabbia: purtroppo, si rischia di scavare vino all’inverosimile.

Nei mesi sono state fatte diverse analisi per comprendere la discesa a picco di questa squadra. Qualcuno ha pensato al modulo: 4-4-2 o 4-2-3-1 o 4-3-2-1 erano vestiti non adatti a chi sa volare solo con il 4-3-3. Eppure, con questo 4-3-3 Gattuso ha ammesso nel post-Fiorentina che il Napoli “avrebbe meritato pomodori”. Piccola postilla: una squadra che sa giocare solo in un sistema ha evidenti limiti. E qui non c’entra l’allenatore. C’entrano i calciatori, che hanno a mio giudizio le principali responsabilità di questo fondo.

D’altronde lo avevano capito anche i gruppi organizzati, quando lo scorso 7 novembre all’esterno del San Paolo (durante la sessione di allenamento a porte aperte) riversarono la maggior parte dei cori avversi nei confronti degli stessi giocatori. Fu bersaglio minore (in quel caso) De Laurentiis. Nessun coro contro l’allenatore di quel momento, Carlo Ancelotti. Il cuore pulsante del tifo, sa. Sa certamente più di chi trascorre la maggior parte della propria fugace esistenza sui social e che, avendo ricevuto informazioni distorte a suo uso e consumo, se l’è presa con Ancelotti, con le Champions League che ha vinto, con il figlio, con il preparatore, con il blasone. Ovviamente, con De Laurentiis.

Il Titanic affondò a causa di una collisione con un iceberg e non perché il personale di bordo si ammutinò. Il Napoli, invece, rischia di affondare senza alcuna collisione. Se il personale di bordo è alla ricerca di porti migliori, barche migliori, città migliori, è legittimo. Avrebbero però potuto e dovuto farlo presente per tempo, magari in estate, o prima che terminassero gli ultimi campionati. Avrebbero dato il tempo necessario per fare la cosa giusta: rifondare. Il Napoli li avrebbe accontentati.

Adesso, invece, la grande nave rischia di affondare con tutti i passeggeri innocenti a bordo.

Caro personale, a bordo ci sono anche i bambini. Li avete visti?

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