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Secondo un dirigente Spea il Ponte Morandi potrebbe essere crollato per il cedimento di un cassone

L’ipotesi emerge da un’intercettazione telefonica. Nei tunnel interni, fondamentali per accertare la sicurezza del viadotto, nessuno scendeva dal 2013

Secondo un dirigente Spea il Ponte Morandi potrebbe essere crollato per il cedimento di un cassone

Lo abbiamo riportato nelle scorse settimane: dal 2013, nei cassoni sottostanti il Ponte Morandi, nessuno scendeva più per controllare in che stato fosse la sicurezza del viadotto. Nonostante ciò, nei report i controlli erano dati per fatti.

Il problema era che mancavano i tecnici qualificati, l’operazione era rischiosa, e non c’erano le specializzazioni giuste.

Oggi si aggiunge un nuovo tassello, l’ipotesi che sia proprio il cedimento di uno dei cassoni ad aver provocato il crollo del 14 agosto.

Il timore viene dall’ex responsabile della sorveglianza di Spea, Carlo Casini. Gli inquirenti hanno intercettato una telefonata del 25 gennaio scorso tra lui e l’alto dirigente Spea Marco Vezil. Queste le parole di Casini:

«O che il cassone ha mollato, perché metti che le campane… metti la sfiga che sulle campane ci percolava dell’acqua che entra in soletta, te l’hanno corroso, ha mollato subito, mollando subito è venuto giù la… perché certo che se effettivamente lo strallo… ».

Dunque la dinamica del disastro potrebbe essere questa: le piogge sarebbero entrate nei cassoni e con il
tempo avrebbero provocato l’erosione della struttura, soprattutto degli elementi d’acciaio.

Vezil sa che sui cassoni non sono a posto, e risponde:

“però lì siamo deboli perché non andavano, nel cassone….”.

I controlli non venivano effettuati perché la nuova norma del 2013 stabiliva che per entrarci occorressero nuove misure di sicurezza e corsi ad hoc per il personale. I vertici Spea e Autostrade lo sapevano. Lo racconta un altro funzionario, Maurizio Massardo:

«È un problema che riguarda tutta Italia (solo nel tronco di Genova dai 10 ai 15 viadotti). Era stato segnalato, dissero che avrebbero fatto un censimento dei viadotti inaccessibili e organizzato dei corsi».

Del censimento non si sa nulla. I corsi vengono organizzati ma su 15 persone dell’ufficio sorveglianza Spea di Genova, nel 2017, ne vengono iscritte solo quattro, scrive il quotidiano.

Massaro non ha spiegato come mai, si è limitato a dire:

«Non so, non ero io a decidere, ma segnalammo anche questo».

Solo nel 2019, quando ormai il Ponte era crollato, il corso di formazione è stato esteso a tutti e 15. Troppo tardi.

Quei controlli mai avvenuti erano fondamentali. Il consulente della procura ha scritto:

“per riscontrare i difetti indicati nella sezione “impalcati-cassoni” dei verbali d’ispezione, è assolutamente indispensabile entrare all’interno dei cassoni”.

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