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Libero: cresce il pubblico negli stadi. La media di 26.693 spettatori è il miglior dato degli ultimi 18 anni

Tra i motivi ci sono la maggiore competitività del campionato, i cambi in panchina e nella dirigenza di molti club, l’inversione di tendenza delle piccole e l’Italia di Mancini

Libero: cresce il pubblico negli stadi. La media di 26.693 spettatori è il miglior dato degli ultimi 18 anni

La presenza del pubblico negli stadi italiani è in crescita, scrive Claudio Savelli su Libero. I dati dicono che sugli spalti ci sono, in media, 26.693 persone, cosa che conferma la crescita degli ultimi due anni. Non solo. Si tratta del miglior dato degli ultimi 18 anni, l’unico che si avvicina alla soglia dei 27mila.

L’ultima stagione in cui è stato superato questo livello è stata la 2000/01, con una media di 29.348 spettatori. Da allora c’è stato un declino costante, fino ai 19mila del 2006/07. Poi si è galleggiati tra i 22 e i 25mila. Fino a quest’anno.

Il motivo principale del ritorno del pubblico è la competitività del campionato. L’incertezza della classifica, con i duelli fino all’ultima giornata, rende lo spettacolo più appetibile.

Lo scorso anno, al termine del campionato, ad esempio, erano ancora aperti i giochi sia per la salvezza che per la Champions. Oggi anche la corsa allo scudetto è apertissima, con l’Inter da record che corre al fianco della Juve.

“È una calamita per l’interesse perché la tifoseria più presente allo stadio (i nerazzurri contano 64.593 presenze, più di tutti) a quella più corposa”.

Altro elemento a favore del ritorno del pubblico negli stadi è quello dei cambi in panchina e nella dirigenza dei club. Il passaggio di Conte e Marotta all’Inter, ad esempio, ma anche i cambiamenti nella Roma, nel Milan e nel Torino.

Anche il gioco, pur non risultando rivoluzionato, è cambiato. Sono soprattutto le piccole squadre ad aver invertito la rotta. Come le tre neopromosse, Brescia, Verona e Lecce. A Firenze Commisso ha portato una ventata di novità, mentre il Cagliari vive un momento di gloria dopo un mercato ambizioso.

A giocare un ruolo è anche l’Italia di Mancini. Un tempo

“la Nazionale veniva snobbata perché produceva un gioco di livello inferiore rispetto ai club, ora non è così: l’Italia negli ultimi mesi ha giocato meglio della maggior parte dei nostri club, se non di tutti. E così alimenta un circolo virtuoso. Non basta, ma è di certo un inizio”

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