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Mauri: «Assurdo pensare che la preparazione estiva influenzi lo stato di forma in primavera»

Il preparatore del Napoli a Radio Rossonera: «Il Napoli viene fuori nei secondi tempi anche per le caratteristiche fisiche dei calciatori. In sede di mercato, abbiamo parlato con Giuntoli»

Mauri: «Assurdo pensare che la preparazione estiva influenzi lo stato di forma in primavera»

Il preparatore atletico del Napoli Francesco Mauri – che il Napolista ha intervistato due volte (qui e qui) insieme con il suo staff – è intervenuto ai microfoni di Radio Rossonera. Innanzitutto lascia sbigottiti che a Radio Rossonera il Napoli viene presentato come una squadra all’avanguardia nella metodologia di allenamento, nell’uso dei dati, definita tra le migliori in Europa («Il Napoli è un esempio in Europa; il Napoli corre tanto»). Frasi che a Napoli provocherebbero l’immediata chiusura dell’emittente per eresia. È paradossale che fuori Napoli il club viene definito una squadra d’élite, mentre in città accade l’esatto contrario.

L’introduzione a Radio Rossonera, da parte di Alessandro Molinaro: «Abbiamo letto i paragoni tra il Napoli e le altre squadre negli ultimi quarti d’ora. Il Napoli è una di quelle squadre che corre tanto e lo fa tantissimo anche negli ultimi minuti di partita (tutto il contrario di quel che dicono da noi). È la squadra che lo scorso anno ha segnato più gol di tutti negli ultimi 15 minuti. È uno staff che si è formato alla corte di Carlo Ancelotti che è stato un allenatore lungimirante. Ha capito che il calcio sta cambiando e che, piaccia o meno, l’analisi dei dati riveste un ruolo fondamentale nella gestione di una squadra»

I fattori tattici influenzano l’analisi dei dati.

«Innanzitutto bisogna dire che i fattori tattici influenzano molto i dati, sia quelli di volume ma anche quelli ad alta intensità. Vanno presi con le pinze e studiati a fondo, Una partita dominata può ingannare dal punto di vista dell’analisi dei dati. Perché se gli avversari hanno meno possesso palla, possono avere dati migliori rispetto a chi ha dominato la partita. Sia sotto il profilo del volume ma anche per quel che concerne l’alta intensità.

Invece l’analisi dei dati è molto importante in caso di partita aperta ed equilibrata, come avviene quasi sempre a noi in Europa. Quasi tutti i gesti importanti di una partita avvengono ad alta intensità e nello studio di una partita è importante capire in che modo e con quali giocatori si sono sviluppate le azioni ad alta intensità».

L’importanza dell’indice di efficienza fisica

«L’indice di efficienza fisica sta rivoluzionando il rapporto con l’analisi dei dati, è il primo vero esperimento certificato che mette in relazione dati tecnico-tattici con i dati atletici. Se analizzato bene, può diventare molto importante e non solo dei dati di volume rilevati col Gps. Mettendo in relazione quello che succede con la palla, si riesce a fornire una analisi veritiera di quello che succede nel campo.

Si può correre meno dell’avversario ma vincere tutti i duelli ed essere molto efficiente. L’indice di efficienza fisica è un dato molto importante. L’anno scorso e anche quest’anno abbiamo avuto importanti riscontri rispetto a questo indice, siamo stati contenti.

La maggior parte delle squadre hanno una flessione verso il 60esimo, mentre noi tendenzialmente non ce l’abbiamo. Sia l’anno scorso che quest’anno abbiamo fatto meglio dell’avversario nei finali di partita.

Va anche detta una cosa, per amor di verità. Sta anche alle caratteristiche dei nostri calciatori. Potrei dirti che succede, perché perché ci alleniamo meglio o perché la nostra metodologia è migliore di quella degli altri. C’è da essere onesti nel riconoscere che i nostri calciatori fanno fatica a svuotarsi. Se dovessimo andare ai supplementari, avremmo giocatori che avendo caratteristiche aerobiche e non avendo grandi picchi di esplosività, potrebbero essere più performanti. Poi, ovviamente, la nostra metodologia pensiamo che aiuti questo trend.

Individualizzazione lavori atletici

«Bisogna dividere in due quello che viene inteso come allenamento. Sul campo tutto si svolge con la palla. L’obiettivo fisico viene raggiunto con la palla. Tutto quello che è previsto a contorno dell’allenamento, viene individualizzato. Qui è molto importante che gli sprinter, come li definisci tu, o i calciatori con alcuni deficit, lavorino in funzione di colmare quei deficit (quindi un lavoro preventivo) ma anche di migliorare la loro qualità. Per quel che avviene nel campo, il dibattito è: “se fate tutto con la palla, non individualizzate il lavoro rispetto a diversi ruoli e alle caratteristiche dei calciatori”. Invece noi pensiamo che proprio proponendo esercizi simili alla partita, alleniamo il calciatore secondo le proprie caratteristiche. Tutto il lavoro che fatto con la palla, è individualizzato.

Calciomercato, voi analizzate i dati atletici del giocatore?

«Non sempre, può capitare ed è capitato. A Napoli per la prima volta abbiamo lavorato con un direttore sportivo che ascolta molto lo staff atletico anche in sede di mercato. Quando arriva un calciatore, noi lo conosciamo dal punto di vista atletico. Per questo calciomercato abbiamo spiegato quali erano secondo noi sia i deficit sia le qualità della squadra.

Preparazione estiva

«È fantasiosa l’idea che la preparazione estiva possano avere conseguenze su partite che si svolgono in primavera. La differenza tra il ritiro e il resto dell’anno è che cambiano i rapporti tra volumi e intensità tra estate e il microciclo che si svolge durante l’anno. D’estate, il calciatore va gradualmente rieducato all’attività e ci si concentra più sugli esercizi di volume che non su quelli ad alta intensità: altrimenti si potrebbe adottare la stessa metodologia dell’intera stagione. Pensare che una settimana svolta a luglio possa determinare i risultati a marzo e aprile, è assurdo e non ha basi scientifiche e fisiologiche.

Il giocatore che ti ha più colpito dal punto di vista atletico

«Escludendo i soliti noti, direi Pepe il centrale portoghese che aveva una forza elastica impressionante».

«C’è bisogno di più cultura dal punto di vista giornalistico, ancora oggi si sente dire che una squadra vince o perde se ha fatto meno chilometri dell’avversario, e quello invece è un dato che non dico che cestiniamo ma quasi».

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