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Il dirigente Autostrade intercettato: “Se dicevo la verità li ammazzavo e loro mi trattano come uno zero”

Depositate le intercettazioni della telefonata tra Berti e Donferri Mitelli, due vertici di Aspi, dopo la sentenza del viadotto Acqualonga

Il dirigente Autostrade intercettato: “Se dicevo la verità li ammazzavo e loro mi trattano come uno zero”

Su Repubblica Genova le intercettazioni dei dirigenti di Autostrade. In particolare, il quotidiano riporta quella della telefonata di Paolo Berti con Michele Donferri Mitelli. All’epoca del crollo del Ponte Morandi erano il numero due e il numero tre della società. Oggi sono entrambi indagati.

Paolo Berti, ex direttore Operazioni centrali di Aspi, è stato condannato a 5 anni e 6 mesi per la strage del viadotto di Acqualonga. Tre giorni dopo la sentenza di primo grado, a gennaio, quando non sa di essere intercettato, parla con Donferri di Amedeo Gagliardi, il direttore legale di Autostrade.

Oggi Gagliardi siede nel nuovo consiglio di amministrazione di Aspi guidato da Roberto Tomasi.

“Quello è uno che meritava una botta di matto ma una botta di matto dove io mi alzavo la mattina, andavo ad Avellino e dicevo la verità così proprio lui l’ammazzavo credimi… era l’unica soddisfazione che avevo”.

Secondo il gip, con queste parole Berti si lamenta della condanna e dichiara, nei fatti, che avrebbe potuto dire la verità e mettere nei guai altre persone. Sono parole che, dice la gip, sembrano

“ricondurre a uno spirito di corpo aziendale, probabilmente motivato dal tornaconto economico”.

Berti va anche oltre, nel dialogo con Donferri. Sempre a proposito di Gagliardi dice

“Io quello lo aspetto al va… ma tanto per lui c’è giustizia, quello lo devo ammazzare definitivamente”.

Secondo gli inquirenti la rabbia di Berti nei confronti di Autostrade dipende dal fatto che non ha ricevuto solidarietà dei suoi superiori dopo la condanna, pur avendo mentito per difenderli. Berti dice infatti:

«La cosa che mi dà fastidio è che mi trattano come se non fossi mai esistito: tu sei al pari di zero. Hai capito?».

Donferri non è da meno del suo interlocutore. Dice che dire la verità sulla questione Avellino non cambierebbe niente ma che averla omessa potrebbe aiutare “a stringere un accordo col capo”, che all’epoca era ancora Giovanni Castellucci.

Dice Donferri:

“Adesso hai la speranza di trovare un accordo con sta gente… che tacciano ma devi trovarlo… voglio dire Andreotti insegna… se non puoi ammazzare il nemico te lo fai amico…”.

Autostrade, interpellata sul contenuto dell’intercettazione, non ha rilasciato commenti. Fonti legali però, scrive Repubblica Genova, fanno notare che Gagliardi non aveva nulla a che fare con le posizioni dei singoli imputati, perché Autostrade non era coinvolta nel procedimento di Avellino se non come responsabile civile. Inoltre, tutti gli imputati di quel processo sono stati assistiti da avvocati esterni ad Aspi.

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