Primo tempo a senso unico che si chiude 2-0. Poi, la ripresa è un’altra storia. Gli azzurri calano. Escono per infortunio Manolas e Maksimovic. Il Brescia non va oltre il gol di Balotelli. Decisivo il san Paolo
Due partite in una. La prima è finita al 45esimo 2-0 per il Napoli. La seconda, nella ripresa, è stata vinta dal Brescia per 1-0 (un altro gol è stato annullato, giustamente). Alla fine, la somma è 2-1 per il Napoli. Ma nella ripresa il Brescia ha approfittato del calo degli azzurri e anche del doppio infortunio dei difensori centrali – Manolas e Maksimovic – e ha messo paura al San Paolo finalmente pieno. Occasioni vere per pareggiare la squadra di Corini non ne ha avute ma la sensazione è stata quella di un Napoli sulle gambe, incapace di ripartire. E invece ha retto fino al 97esimo, perché sette sono stati i minuti di recupero decisi dall’arbitro Manganiello. E un ruolo decisivo l’ha avuto il pubblico – oggi numeroso – che ha sospinto la squadra fino alle fine.
Se dobbiamo giudicare il paziente Napoli, la diagnosi è semplice: nel primo tempo, chi lo aveva definito malato aveva preso un abbaglio; nella ripresa è andata diversamente. E qualche preoccupazione c’è.
Alla fine del primo tempo sembrava una partita chiusa. Col Napoli avanti di due gol, che ne aveva sprecati almeno altrettanti per qualche tocco in più. Nel secondo tempo, invece, si è visto altro. La squadra, forse perché convinta di aver già vinto, è apparsa meno intensa. Decisamente in calo di condizione, probabilmente dovuto alla paura. È come se il Napoli avesse staccato la spina. Ma lo ha fatto troppo presto. E le cose si sono complicate a metà ripresa con l’uscita di Manolas per infortunio. Fin lì, il greco era stato probabilmente il migliore in campo. Ha guidato con sapienza la difesa e ha anche segnato il gol del 2-0 alla fine del primo tempo.
Senza il greco al centro dell’area (con Luperto al suo posto), Balotelli ha finalmente potuto colpire di testa e, indisturbato, ha segnato il 2-1. Pochi minuti e si è fatto male anche Maksimovic; in questo caso l’impressione è che si sia trattato di qualcosa di grave. Di punto in bianco, il Napoli è rimasto senza difensori centrali tranne il subentrato Luperto. Ancelotti è stato costretto a richiamare dalla panchina Hysaj. Gli ultimi venti minuti sono stati di grande sofferenza. Con Corini che ha mandato in campo prima Romulo e poi Matri. Ma nulla è cambiato.
Nel primo tempo, invece, si è giocata una partita diversa. Che il momento fosse importante lo si è capito sin dalla formazione. Ancelotti ha optato per il 4-4-2 che preferisce: con tre centrocampisti più Callejon. Fabian in mediana con Allan, lo spagnolo ad alternarsi con Zielinski. Insigne in panchina. Le due punte di ruolo scelte sono quelle oggi più affidabili: Llorente e Dries Mertens. Entrambi autori di una buona prestazione. In porta è andato Ospina.
Il Napoli ha giocato un buon primo tempo. Un primo tempo a senso unico. Ha segnato con Mertens e poi ha sprecato tanto. Troppo. Ha sprecato perché ha cercato sempre un tocco in più. Pericolose tracce di guardiolismo, con troppa attenzione alla giocata e poca alla concretezza. Un errore che col, senno di poi, il Napoli ha rischiato di pagare a caro prezzo. Davanti, ha funzionato la coppia Llorente-Mertens. Lo spagnolo ha giocato la solita partita giudiziosa e intelligente; il belga di grande generosità oltre che di intelligenza. Perché si può essere intelligenti anche quando si sprinta. È stato lui al 14esimo a chiudere la classica azione da gol azzurra: Fabian ha pescato lungo per Callejon che ha servito all’indietro Mertens: tiro e il belga si è portato a un gol da Maradona. È il 14esimo.
Anche nel primo tempo, il Napoli non ha messo in mostra arretra quel “furore agonistico” evocato da un De Laurentiis in versione maglia sudata. Invece, per fortuna, il Napoli è stato intelligente, pensante, lucido. Peccato per la leziosità. Ma ha saputo aspettare, per dirla alla Siddharta, dopo un buon inizio della squadra di Corini.
E ha chiuso il tempo col raddoppio di Manolas su colpo di testa da corner. Il che ha evidenzito una novità del Napoli di quest’anno: è una squadra pericolosa sulle palle alte. Belle azioni sono state messe in scena da Llorente e Allan e da Mertens e Llorente. Pochi, troppo pochi, i tiri da fuori.
Poi, nella ripresa, un altro film. Che abbiamo raccontato. Per fortuna con il lieto fine. Ma che ha rappresentato un campanello d’allarme per gli azzurri che sembrano aver perduto qualche certezza di troppo.