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Dalla pazza Inter all’Inter bipolare. Noi, interisti per Conte, capiamo lo sbandamento

Siamo all’angoscia esistenziale, ma perché non possiamo passare da folli nostalgici a folli pragmatici? Alla faccia di quelli che parlano di dignità

Dalla pazza Inter all’Inter bipolare. Noi, interisti per Conte, capiamo lo sbandamento

Che c’entra la dignità?

5 maggio 2002: uno stempiato e semi-sobrio Antonio Conte urla “Stiamo godendo” ai microfoni di Mamma Rai. Sono le 17:20 a Udine come a Roma, dove la Lazio ha deciso di non scansarsi e Poborsky di improvvisarsi giocatore di pallone.

24 maggio 2020, dopo un campionato di sangue, sudore e VAR (oh se ti avessimo avuta prima, santa VAR), Antonio Conte alza lo scudetto in faccia alla Juventus di Maurizio Sarri. Una fiumana nerazzurra urla “Stiamo godendo”.

Il bipolarismo dell’interista 4.0 è tutto qui, sospeso tra un passato certo – quello a tinte bianconere dell’ex caporale di Vinovo – ed un futuro che, una volta tanto, potrebbe essere. Il bipolarismo di chi accetta che a volte sia necessario comprare il know-how dall’avversaria di una vita, e accoglie prima Marotta e poi Antonio Conte, alla faccia di quelli che “noi non siamo la Juve” (vero) e “vincere non è l’unica cosa che conta, la dignità prima di tutto” (citazioni libere dal comunicato della Curva Nord, che è rimbalzato su tutti i gruppi WhatsApp nerazzurri qualche minuto dopo l’annuncio ufficiale).

Il calcio romantico, nostalgico, è necessariamente agli sgoccioli, si dirà, in tempi di sport globalizzato e finanziarizzato. Il nostro calcio nerazzurro parla addirittura cinese, quello della Juventus parla con l’accento – più snob, ma sotto sotto più provinciale e meno internazionale – di Milano, dove è quotato in borsa.

Addio pazza Inter

Ma il punto vero è un altro. Alla sua prima uscita pubblica da Team Manager (sic. ché il leccese ci tiene a sentirsi “anglosassone”), in un siparietto con un impacciato Zhang, Antonio Conte ha dichiarato che l’Inter non sarà più pazza. “Crazy?”, “Not anymore”. Capirete che senso di sbandamento nel mondo dell’interismo: come faremo a disperarci, d’ora in poi, la domenica mattina, pomeriggio o sera? Questo ci leva di dosso la pazzia, e così ci spoglia di tutte le vesti, di tutti i valori. Magari ci fa anche vincere, ma se poi non succede? Resteremmo una copia malriuscita della Juve, un involucro senz’anima, scornato, nudo, senza più pazzia e neppure vincente.

Più che bipolarismo, insomma, quasi un’angoscia esistenziale. Tutto questo resta un ottimo tema per il racconto, i comunicati, le rivendicazioni di valori, le curve e via dicendo. Ma l’interista potrà anche essere un pazzo nostalgico – e noi lo siamo – ma non sarà male se diventerà un pazzo pragmatico. Insomma, benissimo venerare la 18 (1+8) di Zamorano, meglio ancora se Conte ci porterà ad aggiungere 1 ai nostri scudetti attuali (18+).

In fondo, Conte è un grande allenatore, una prima scelta assoluta a livello europeo e quindi mondiale. Arriva in una società con grande potenziale e grandi margini di crescita, tecnici ma soprattutto economici. Uscita dalla micragnosa procedura del fair play finanziario, l’Inter ha ora la possibilità di puntare a 2 o 3 uomini importanti sul mercato. Se i mezzi finanziari saranno sufficienti, e quanto invece serviranno l’allure e il magnetismo della squadra per attrarre i grandi talenti, lo vedremo in questa lunga estate. Di certo, l’Inter ha bisogno di risollevarsi come brand: troppe primavere fuori delle coppe europee, troppo basso il livello del campionato italiano in toto, troppo posticcio il lavoro per raccontare la squadra al mondo esterno – in particolare ad una stampa che definire poco amichevole è un eufemismo. Conte servirà anche a questo.

Un allenatore come Antonio Conte potrebbe, da solo, permettere di recuperare qualche punto nello spread tra l’Inter e suoi obiettivi, a partire da quelli di mercato. Un allenatore come Conte, soprattutto, potrebbe trarre il massimo da alcuni onesti operai del pallone di cui la rosa è infarcita. I vari D’Ambrosio, Gagliardini, Politano potrebbero rivelarsi quegli elementi “alla Giaccherini” che potranno trarre i maggiori benefici dalla cura (tattica) di Conte, mentre il polso del tecnico leccese potrebbe servire a guidare, finalmente, la truppa dei croati a più miti consigli. E a spingere Lautaro e Nainggolan (in modi e ruoli diversi) a dare il massimo.

Ma i dati puramente tecnico-tattici passano, tutto sommato, in secondo piano. Su quelli un sommario accordo, crediamo, il popolo nerazzurro potrà trovarlo. D’altronde con Ranocchia prima punta in Europa League ci abbiamo già giocato. Noi, da interisti positivisti – e bipolari – speriamo che questa fine della pazzia, se non altro, ci porti a una malattia migliore: una fame pazzesca di vittorie, almeno fino a maggio 2020.

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