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Guida semiseria ai giornalisti al servizio del pappone

“Ti tolgono l’accredito”, “Non vi fanno più entrare allo stadio”, “De Laurentiis ti paga la pagnotta”. Una serie di epiteti che accompagna il duro mestiere di essere realisti

Guida semiseria ai giornalisti al servizio del pappone

“Ti tolgono l’accredito”

No: allo stadio si va a lavorare. Facciamo cronaca, nello specifico sportiva. Come chi fa cronaca giudiziaria va in Tribunale o chi segue gli spettacoli va ai concerti o al teatro. Personalmente non vado allo stadio da quattro anni perché, non dovendo appunto lavorare durante la partita, mi godo un po’ di vita privata.

“De Laurentiis ti paga la pagnotta”

No: come in ogni azienda, lo stipendio arriva direttamente dal datore di lavoro. A parte l’ufficio stampa in organico al Napoli (che appunto è dipendente della Società), ogni cronista riceve la propria busta paga – come ogni lavoratore – dalla testata per la quale è assunto.

Ps: Testo Unico dei Doveri del Giornalista, Art.2, Fondamenti Deontologici: “Il giornalista non accetta privilegi, favori, incarichi, premi sotto qualsiasi forma (pagamenti, rimborsi spese, elargizioni, regali, vacanze e viaggi gratuiti) che possano condizionare la sua autonomia e la sua credibilità”. Sapevatelo.
Quando accusate di ricevere regali o soldi, dunque, potreste beccare una denuncia per calunnia.

“Non vi fanno più entrare allo stadio”

I cronisti che criticano anche aspramente il Napoli sono sempre presenti, tanto in casa quanto in trasferta.

“Non potete criticare il Napoli”

Vedi punto precedente.
Inoltre, dire che “il Napoli è uscito male dalla Coppa Italia” o che “il Napoli ha sbagliato il primo tempo all’Emirates contro l’Arsenal” non sembrano proprio elogi eh.

“Lecchini”

Qua servirebbe un trattato sociologico su Napoli. Ma non è il luogo o il momento. I fatti dicono che dal 1926 il Napoli sta vivendo – Maradona a parte – gli anni migliori. La partecipazione alla Champions non è mai stata la normalità. Oggi la squadra è in pianta stabile in Europa (da 10 anni, unica in Italia). In un contesto economico dove investitori stranieri non aprono una fabbrica al mese, dove storicamente si soffre il divario economico con Roma Capitale, Milano e Torino, esiste una realtà calcistica ancora minorenne che ha davanti un gigante che vince ininterrottamente in Italia e arriva a giocare due finali Champions in poco tempo. E che da quest’anno si può permettere di avere in organico un pluri Pallone d’Oro. Più che lecchini, direi realisti.

“Voi non siete veri tifosi, a voi non interessa se il Napoli non vince!”

In realtà, il giornalismo prevede esattamente questo. Obiettività, distacco, coscienza critica possono infatti essere intaccate da un eccessivo trasporto emotivo. Ma questo non vuol dire che non si possa gioire per lo Scudetto. Tutt’altro: professionalmente, tutti vorrebbero raccontare una festa Tricolore ed intervistarne i protagonisti.
Il punto è che, se alla fine arrivi secondo, obiettività, distacco e coscienza critica ti impongono di non bollare come “fallimentare” o “disastrosa” una stagione dove finisci alle spalle solo di chi vince sempre in Italia e nella quale metti dietro di te club partiti con l’intenzione di essere “la vera anti-Juve”.

In definitiva: depapponizzatevi e siate contenti. La Champions, a queste latitudini, non è la normalità.

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