La solita narrazione italiana che ruota attorno al calciomercato. Il lavoro di Spalletti non conta più, tutto dipende dal mancato arrivo del croato
Gazzetta dello Sport e Repubblica
A quasi 48 ore dal pareggio interno col Torino, che ha di fatto sancito l’inizio da incubo dell’Inter, i giornali si sono interrogati sui problemi di Spalletti. E hanno già trovato una risposta univoca, certa: l’Inter non ha battuto Sassuolo e Torino perché non ha comprato Luka Modric. Non ci è riuscita, e allora tutto il resto del mercato e del lavoro del tecnico di Certaldo può anche essere cancellato.
È la classica retorica italiana del calciomercato. L’Inter ha un’ottima rosa, Spalletti può disporre di un organico profondo e completo in ogni reparto. Magari manca un centrocampista con letture avanzate in fase di costruzione e conduzione di palla, un playmaker a tutto campo come il croato, ma ci saranno di sicuro altre problematiche che avranno inibito Icardi e compagni contro le prime due avversarie di questa stagione. Certo che sì, ma sui giornali c’è scritto altro. Basta sfogliare Gazzetta dello Sport e Repubblica. Già dai titoli si capisce tutto, la rosea apre in prima pagina con “mancano la fame, i leader e la personalità”, all’interno si legge che “c’è bisogno di leadership”; il quotidiano romano, invece, non va per allusioni: “L’Inter di Spalletti, il primo flop: senza Modric è ancora incompiuta”.
Pareri autorevoli
Ripetiamo: il punto non è l’Inter, quanto il racconto che si fa di questa squadra. Anzi, il racconto che si sceglie per ogni squadra italiana, per cui solo e solamente il calciomercato possono migliorare la situazione. È una percezione chiarissima nel corpo degli articoli. Cominciamo dalla Gazzetta: «Quest’Inter ha un difetto strutturale, la mancanza di un regista classico, che diriga il giropalla. Forse è una scelta, Spalletti preferisce la fisicità. Nainggolan, che non è un playmaker, è stato preso per aggiungere peso, cattiveria e gol sulla trequarti, non per migliorare la circolazione del pallone». Ogni riferimento, anche solo velato, a centrocampisti croati di 33 anni che giocano nel Real Madrid è puramente casuale.
Il punto viene chiarito da Roberto Boninsegna, ex grande centravanti dell’Inter, intervistato in un pezzo di voci nerazzurre. Le sue parole sono spogliate da ogni filtro: «La partita con il Torino conferma che a questa squadra manca un regista: è stato giusto puntare a un giocatore come Modric, ma forse sarebbe stato meglio prendere già un altro regista, uno come Badelj per esempio. Tutte le grandi hanno un giocatore-fulcro, l’Inter no e lo paga. Brozovic è un ripiego, si sacrifica, ma è un trequartista».
Anche Claudio Ranieri, in un’intervista generalista alla rosea, sposa la teoria Modricentrica: «Il croato avrebbe sicuramente inciso in profondità. Non conosco bene i dettagli dell’operazione, ma ho l’impressione che concentrarsi a lungo su un fuoriclasse come lui abbia escluso la ricerca di una soluzione alternativa».
Repubblica
Chiudiamo con Repubblica che scrive in maniera chiara: «A Spalletti è mancato il soldone per fare una lira (frase che a Napoli ascoltiamo ogni anno, ndr). L’allenatore ha ottenuto rapidità in avanti (Lautaro, Politano, Keita), ha piazzato De Vrij dietro perché vorrà sempre impostare l’azione con tre difensori, ha incamerato solidità per l’Europa (Asamoah, Vrsaljko), dove la conoscenza delle coordinate e la personalità sono necessarie, per lo stesso motivo ha puntato sul pazzerello Nainggolan, ma lo aspetta ancora, poi voleva il ciliegione Modric, e non era affatto mal pensata, e prima ancora Vidal, perché la chiave era avere una lampadina potente e sempre accesa, per illuminare le angosce di un gruppo fragile, o le lune nere di Brozovic, ora pure infiacchito dal lungo Mondiale, come Vecino. L’ultimo acquisto non è andato a segno e il progetto di Spalletti è rimasto incompiuto».
Tutto risolto, allora: l’Inter è una squadra quasi perfetta, manca solo Modric. Con il croato in campo, o anche solo in rosa, i nerazzurri avrebbero sei punti su sei. Forse anche sette, così, arrotondiamo per eccesso. Il problema, come al solito, è il racconto.