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Sconcerti: «I giovani sono una scommessa, ma il problema è degli allenatori»

Mario Sconcerti scrive della percezione giovanile nel nostro paese: «In Serie A non si può rischiare di retrocedere, e allora ci si affida ai trentenni».

Sconcerti: «I giovani sono una scommessa, ma il problema è degli allenatori»

La finale europea Under 19

Ieri l’Italia ha giocato e ha perso la finale del’Europeo Under 19, contro il Portogallo. Una partita bellissima, emozionante, 4-3 ai supplementari contro i lusitani, una squadra espressione di un movimento giovanile importante,  eppure costretta a tirarsi il risultato fino al 12oesimo. Come dire: l’Italia ha una buona cultura giovanile, anche l’Under 17 ha perso il suo Europeo solo in finale. Quindi, il talento esiste. Solo che non riesce ad approdare ai massimi livelli. Mario Sconcerti scrive sul Corsera in merito alla nostra percezione dei giovani, ed è un giudizio tranchant nei confronti degli allenatori italiani.

Leggiamo: «Manca il coraggio di far giocare i giovani, è vero. Ma si può chiamare anche saggezza, prudenza, convenienza. Il 60% delle squadre di A lavora per non retrocedere, non è un problema di prestigio ma di diritti tv, quindi di soldi. Ci sono 100-150 professionisti costanti, a basso prezzo, esperti, di rendimento sicuro. Vengono scambiati tra una società e l’altra, sono la vera base del nostro calcio, ventisette-trentenni che ormai sanno tutto e commettono il minimo consentito di errori».

Ecco, il problema è qui, almeno secondo Sconcerti. Perché poi questi giocatori diventano e fanno sistema insieme con gli allenatori. «Con 38 pareggi, una squadra si salva. Un tecnico non deve inventarsi niente, deve solo coprire il suo catenaccio con un po’ di cipria. Il nostro calcio resta lento, uguale, sia pure con una piccola varietà di geometrie. Nessuno può rischiare la Serie B. I giovani sono la manovalanza di domani, non risolvono ls crisi, la proteggono. Il problema rest serio, siamo convinti di avere un grande parco allenatori mentre è da lì che nascono i problemi. Nessuno lavora per il sistema, tutti pensano solo al proprio interesse. E allora i giovani restano impropri, inadatti agli scopi del sistema. Restano scommesse».

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