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Gazzetta: “Verdi al Napoli è l’effetto Ancelotti l’allenatore aziendalista”

Convinse Seedorf, Ibra e Thiago Silva. I giocatori lo adorano. Sa che allenare è qualcosa di più complesso di mettere giù birilli, disegnare schemi o visionare partite al pc

Gazzetta: “Verdi al Napoli è l’effetto Ancelotti l’allenatore aziendalista”

Nemmeno a Seedorf promise un posto da titolare

Tu chiamalo, se vuoi, effetto Ancelotti. Ne scrive anche la Gazzetta dello Sport in uno dei suoi editoriali a firma Andrea Schianchi. Ne scrivemmo a proposito delle dichiarazioni dei calciatori del Napoli, la Gazza ne scrive a proposito dell’influenza e della capacità attrattiva del tecnico.

A gennaio Verdi ha rifiutato il Napoli, a giugno ha detto sì. Simone ha sempre detto che la sua fu una scelta di coerenza, che desiderava mostrare riconoscenza al Bologna che aveva creduto in lui. La Gazzetta non ci crede e scrive: “vien da pensare che le parole di Ancelotti abbiano avuto un peso decisivo nella scelta”. E non è stata certo la promessa di un posto da titolare. Non lo promise nemmeno a Seedorf che corteggiò nell’estate del 2002.

Più semplicemente, e più pragmaticamente, Ancelotti avrà garantito col suo arrivo l’attuazione di un programma che punta a far entrare il Napoli nel circolo delle grandi d’Europa: questo è l’obiettivo che gli ha chiesto De Laurentiis.

Quando convinse Ibra e Thiago Silva a passare al Psg

Prosegue Schianchi: “Questa vicenda, unita ad altri episodi del passato, spiega anche un’altra storia, e cioè che cosa significa fare l’allenatore al giorno d’oggi”. Ricorda quando Ancelotti convinse Ibrahimovic (che parla benissimo di Carletto) e Thiago Silva a trasferirsi al Psg; ricorda quando nel 2016 venne sommerso di messaggi di suoi ex calciatori che avrebbero voluto seguirlo al Bayern. Tra questi, Benzema. La Gazzetta ricorda anche le parole al miele di Cristiano Ronaldo: “Ancelotti è un uomo fantastico, vorrei lavorare ancora con lui”.

Il presidente, ingaggiando Ancelotti, ha innalzato il livello di «appeal»: adesso giocare nel Napoli, senza nulla togliere al fantastico lavoro compiuto da un maestro come Sarri, significa essere guidati da uno degli allenatori più vincenti d’Europa.

Far parte prima di un’azienda e poi di una famiglia

Schianchi insiste su un punto, su cosa voglia dire oggi essere allenatore: “L’esperienza all’estero gli ha insegnato che allenare non è soltanto andare sul campo, mettere giù i birilli, disegnare schemi sulla lavagna o visionare partite su partite al computer. No, è qualcosa di più complesso”.

Al Milan Ancelotti ha imparato che cosa significa fare parte prima di un’azienda e poi di una famiglia, e questa filosofia ha cercato di trasferirla in tutte le sue squadre. Molti lo hanno etichettato come «aziendalista», volendo sottolineare la sua totale sintonia con le varie componenti della società (magari anche quando sintonia non c’era…): è la verità e Ancelotti la rivendica. Se non si va d’accordo, tutti insieme, e tutti insieme si lotta per lo stesso traguardo, è difficile, molto difficile, arrivare al successo. Al Napoli la sua prima lezione sarà proprio questa. E a Verdi, visto che ha accettato le condizioni, l’insegnamento dev’essere già entrato in testa.

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