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Schianchi (Gazzetta): «Ancelotti, un sacchiano moderato per “de-sarrizzare” il Napoli»

«Sarà inevitabile, quando si osserverà il Napoli di Ancelotti, il paragone con quello di Sarri. Il suo lavoro, però, consisterà nel dare alla squadra un senso di paciosa creatura ancelottiana».

Schianchi (Gazzetta): «Ancelotti, un sacchiano moderato per “de-sarrizzare” il Napoli»

Il problema del confronto

Andrea Schianchi, sulla Gazzetta dello Sport, commenta l’arrivo di Ancelotti a Napoli. Parlando di un aspetto importante cui dovrà far fronte l’ex tecnico di Bayern e Real Madrid: il confronto con il passato. Anzi, per dirla meglio. Il confronto con Sarri. Legiamo: «Sarà inevitabile, quando si osserverà la sua squadra, il suo Napoli, fare il paragone con la meravigliosa creatura disegnata e realizzata da Maurizio Sarri».

In realtà, si parte da bakground simili, anzi comuni. Sarri è un “sacchiano”, esattamente come Ancelotti. Solo che ci sono delle differenze formali e sostanziali: «L’obiettivo di entrambi è il dominio del campo, un’idea di bandiera di calcio offensivo o propositivo. Certo, però qualcosa cambia: se il calcio di Sarri si basa sulla costante ricerca degli spazi attraverso tocchi ravvicinati che ricordano i meccanismi dei videogiochi, quello di Ancelotti è sicuramente più riflessivo. Non c’è in Carletto, e non c’è mai stata, l’ossessione di stampo “sacchiano”, per quanto lui sia considerato il figlio legittimo di Arrigo. Sarri, invece, nei metodi di lavoro e nell’interpretazione delle partite, è probabilmente più “sacchiano” dello stesso Sacchi».

La de-sarrizzazione

L’altro spunto significativo del pezzo di Schianchi riguarda il concetto di “de-sarrizzazione”. Una cosa già successa, nella carriera di Ancelotti: «Nel motore della sua squadra non ci saranno i campionissimi che ha guidato in passato: dovrà essere lui, attraverso il gioco, la mentalità e lo spirito di sacrificio, a trasformare un gruppo di buoni calciatori in una macchina di successi. Al Real, quando arrivò nell’estate del 2013, gli chiesero di “de­mourinhizzare” l’ambiente, troppo saturo dopo i martellamenti dello Special One. Al Napoli dovrà lavorare per “desarrizzare” un’intera squadra e per trasformarla in una bella e paciosa creatura ancelottiana. Impresa difficile, ma esaltante».

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