Commento al primo tempo di Manchester City-Napoli: un inizio da incubo, la superiorità schiacciante di una squadra fortissima. Poi, riecco la squadra di Sarri.
La percezione della forza
Che sensazioni, all’Etihad. Partita piena, pienissima, soprattutto di un grande Manchester City. Che entra in campo per dominare, e domina. Senza se, senza ma, dando l’esatta dimensione della sua forza con due gol in tredici minuti. Gol uguali, costruiti su entrambe le fasce. Prima Sterling, poi Gabriel Jesus, poi altre due grandi occasioni (la traversa di De Bruyne, il salvataggio sulla linea di Koulibaly dopo paratone di Reina). Insomma, il Man City fa il Man City e schiaccia letteralmente il Napoli. Che non può giocare, a un certo punto la percentuale di possesso è stata 74%-26% in favore degli inglesi. Una dimostrazione di superiorità schiacciante, cui il Napoli ha opposto una resistenza mentale ancora lontana da quella propria di una grande squadra – per grande squadra intendiamo livello del City, che oggi non è troppo lontano dal Real Madrid, anzi.
Poi, però, alla mezz’ora, la partita è cambiata. Il City ha diminuito la sua spinta, anche per ragioni fisiologiche. E allora le idee del Napoli hanno (ri)cominciato a funzionare, un’occasione per Callejon ha riaperto lo scrigno del gioco e sono arrivati momenti in cui la squadra di Guardiola sembrava in difficoltà. Poi il rigore, ma quello è un episodio: fallo su Albiol, Mertens tira alla meglio ed Ederson è scaltro e fortunato. Ci sta, capita, succede. Il Napoli è meno forte del City, e per mezz’ora di questa partita la distanza è stata di due-tre fasce. Poi si è assottigliata, è una questione di momenti della partita e di fiducia che cambia. Il Napoli è ancora vivo, segnare è possibile. Solo che anche loro sembrano potere ad ogni azione, in pratica. Vediamo la ripresa.
