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Storia di un vecchio Spal-Napoli: i tre rigori di Altafini del 1967

Un precedente tra gli estensi e il Napoli: cinquant’anni fa, tre penalty trasformati dal centravanti brasiliano e una partita da record a Ferrara.

Storia di un vecchio Spal-Napoli: i tre rigori di Altafini del 1967
Il Napoli 1966/67

“Lo tiro io, lo tiri tu, me la sento, non me la sento” sembra il ritornello di una canzoncina sempre in voga. Invece sono le tipiche frasi di coloro che si apprestano a tirare un calcio di rigore e che, dal momento in cui l’arbitro fischia il penalty, cominciano ad avere il cuore che batte a mille. Anche se vinci già per 4 a 0. E’ capitato domenica scorsa durante Napoli-Benevento, è capitato mercoledì scorso con la Lazio. Chi ci va? Mertens o Jorginho? Perchè non farlo tirare a capitan Hamsik, come aveva deciso il Comandante Sarri? Quali sono le gerarchie? E se non c’è nessuno di questi in campo?

Insomma, va bene che sul tiro dagli undici metri ci vada Ciro Mertens perchè è un “animale affamato” ( cit. Sarri ) ma può capitare anche che ci vada un altro e il belga fa le battute : “E’ vero che una volta l’ha tirato ‘George’ Jorginho ma c’era la madre e la sorella in tribuna!”. Tanto di cappello a quel predatore del gol che è diventato Mertens. Che, con la sua fame, ci ha ricordato proprio uno Spal-Napoli pieno di rigori. Cinquanta anni fa, l’animale affamato che “esce di foresta” (cit. Boskov) si chiamava Josè Altafini. Tre rigori per il Napoli nella stessa partita e per tre volte si presentò il cannoniere brasiliano dal dischetto. Prima bucò Galli in due occasioni e poi il subentrante Cantagallo nell’ultimo penalty, cambiando sempre direzione. A destra, a sinistra e centrale. Impietoso Josè.

Inter-Atalanta

15 settembre 1991, l’arbitro Arcangelo Pezzella di Frattamaggiore concede ben 4 rigori in una sola partita ad una sola squadra, l’Inter, di cui due messi a segno e due sbagliati. L’arbitro campano, forse in cerca di visibilità, sbaraglia ogni Guinness dei primati. I nerazzurri affrontavano il Verona e cambiarono in tutti e quattro i casi il rigorista. Matthaus, Brehme, Ciocci e Desideri. Tra l’altro alla squadra milanese spetta anche il secondo posto di questa particolare classifica perchè anche nel 1989, in un Inter-Atalanta, ne furono concessi tre ai padroni di casa e uno agli orobici. Una posizione in graduatoria condivisa da un Atalanta – Livorno del 1949 quando furono dati tre rigori ai padroni di casa e uno agli ospiti. Il

Spal-Napoli, 1967

Napoli, in questa particolare casistica, rientra in un gruppone di squadre che hanno avuto tre rigori a favore in una sola partita. E fu proprio a Ferrara. Quella di inizio 1967 è un’Italia scossa da tragiche notizie e manifestazioni, con gli studenti universitari che cominciano ad occupare le facoltà, a Napoli non mancano i primi e robusti cortei dei disoccupati. Quando si gioca contro la Spal è, però, trascorsa solo una settimana da un tragico Festival di Sanremo. Luigi Tenco, in gara con “Ciao amore, ciao”, viene trovato privo di vita nella sua stanza d’albergo. Il suicidio pare giustificato da un biglietto trovato accanto al suo corpo dove il cantautore protesta contro la commercializzazione che sta prendendo sempre più piede con la manifestazione. Non a caso vince ancora la vecchia guardia, Claudio Villa, in coppia con Iva Zanicchi.

È un pomeriggio da tregenda nella città emiliana, piove a dirotto, il campo è ridotto ad un acquitrino e bisogna attendere la fine dei primi 45 minuti di gioco per conoscere il risultato del primo tempo. Collegamento con “Tutto il calcio minuto per minuto”. Ecco, parte la sigla di Herb Alpert, “A taste of honey”, i cuori degli sportivi sobbalzano. C’è pathos, suspense, emozione, più di un film, tutti in attesa del risultato di Ferrara. Il Napoli non sembra attraversare un buon momento a livello societario, è freschissima la nomina di Gioacchino Lauro, il figlio del Comandante, a presidente. Roberto Fiore, che era stato capace di fare 70000 abbonati, è costretto all’esilio. Andrà, anche se per poco, alla Lazio. Lui, cuore napoletano.

Le formazioni

Gli azzurri, rispetto alla gara persa una settimana prima contro il Vicenza, cambiano due elementi, Sivori per Bean e Bianchi per Emoli. Nelle intenzioni di Pesaola la squadra deve essere irrobustita a centrocampo e ha bisogno di fantasia in avanti. L’uscita di Gastone Bean non significa, però, un Napoli difensivo, anzi. L’attacco schierato al ‘Comunale’ di Ferrara è formato da un pimpante Canè, dall’ariete Orlando al centro e da uno strano ‘dieci’, Altafini, che ruba la maglia a Sivori il quale, nell’occasione, si accontenta della ‘undici’. Una squadra sicuramente a trazione anteriore, con un centrocampo di qualità dove spiccano Juliano e Bianchi ed una difesa di ferro con Panzanato, Girardo e Ronzon.

Anche la Spal risponde con una formazione di spessore, per essere una provinciale. A centrocampo ha due futuri tecnici ‘fuoriclasse’ come Capello e Bagnoli, all’ala ha l’ex juventino Dell’Omodarme ed in difesa il futuro campione d’Italia del Cagliari, Tomasin. In porta Galli, anche lui, portiere di qualità, difeso dalla gloria locale, Pasetti. In quella partita non giocarono Edy Reja e Ivano Bosdaves che, ironia della sorte, doveva passare proprio al Napoli l’anno dopo e segnare il primo gol della vittoria degli azzurri a Ferrara. Quando si dice il destino.

I tre rigori

Torniamo nel nostro salottino, a casa, al calduccio, prima che la TV inizi le trasmissioni del pomeriggio. La radio sentenzia “Spal 0 Napoli 3, a te la linea Ameri”. Ah, il ragù e le salsicce non sono andate di traverso, il triplo vantaggio fa stare abbastanza tranquilli i napoletani che seguono la partita alla radio. Quando poi Lo Bello concede un altro rigore ai partenopei, dopo l’autorete di Nardin, che mette alle spalle di Cuman ( subentrato a Bandoni, alla sua unica presenza dell’anno ), si può passare anche al caffè.

I tre rigori, tutti sacrosanti. Oggi, rivedendo le immagini, possiamo solo dire “tanto di cappello” ad un arbitro con gli attributi, di quelli che non ne abbiamo visto più sui campi di calcio. Concetto Lo Bello da Siracusa. La gara si mette subito in discesa per il Napoli perchè Juliano, con un bolide di sinistro da fuori area, buca il portiere spallino portando in vantaggio la squadra partenopea dopo 20 minuti. Poi inizia la giostra dei tiri da fermo. L’arbitro siciliano assegna il primo penalty al 26′ per atterramento di Altafini. Lo stesso giocatore brasiliano prende la palla e tira alla sinistra di Galli piazzando la sfera dove il portiere non può arrivare. Nella concessione del secondo rigore, dieci minuti più tardi, Lo Bello mostra tutta la sua bravura. Segue l’azione da vicino, segue Bianchi ed il suo atterramento clamoroso. L’arbitro siculo non ha dubbi. Ancora Josè dal dischetto, cambia l’angolo, palla a destra e portiere a sinistra, doppietta.

Tutto il calcio minuto per minuto

Peccato che nessuno lo sa. La radio si collegava solo dall’inizio del secondo tempo. Al primo minuto della ripresa Nardin fa autorete e si aprono flebili speranze per la Spal che continua ad attaccare ma il vantaggio di due reti fa stare il Napoli abbastanza tranquillo fino al 64′ quando, per un fallo di mano netto in area su tiro di Canè, Lo Bello concede il terzo rigore. Ci va di nuovo lui, Josè Altafini, avevate dubbi? L’animale rapace, uscito dalla tana, non lascia briciole a nessuno. Stavolta buca Cantagallo, che aveva sostituito Galli, centralmente e mette la parola “the end” al film “Come tirare un calcio di rigore”.

Alla fine del torneo quel bel Napoli chiude a sei punti dalla Juve, aI quarto posto. Sarà quarto in classifica anche per i gol fatti e per quelli subiti. Ed Altafini, famelico scassinatore dell’area di rigore, chiuderà a 16 reti, ancora un multiplo di quattro, un ottimo bottino per quei tempi. Quattro, come dice la sua interpretazione, quale “simbolo di concretezza, praticità e costruttività delle idee”. Non vi sembra il Napoli di Sarri?

Altafini con Micelli e Braca
Foto archivio Morgera
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