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Omicidio Ciro Esposito, la sentenza che ha derubricato l’agguato a bravata

Per i giudici della Corte d’Assise d’appello non ci sarebbero state bombe carta ma solo lancio di pietre e poi voglia di sistemare i conti da parte dei napoletani

Omicidio Ciro Esposito, la sentenza che ha derubricato l’agguato a bravata
Daniele De Santis l'assassino di Ciro Esposito

L’Appello che stravolge il primo grado

Cominciamo col dire che il termine bravata non si riferisce all’omicidio di Ciro, ma al lancio di pietre di Daniele De Santis nei confronti dell’autobus dei tifosi del Napoli avvenuto la sera del 3 maggio 2014 in occasione della finale di Coppa Italia a Roma tra Napoli e Fiorentina.
Lancio di pietre e non agguato con bombe. È questa la differenza sostanziale tra la sentenza di primo grado della Corte d’assise e quella di secondo grado.

L’unico punto fermo è l’assassino

L’unico punto fermo è che ad uccidere Ciro Esposito è stato Daniele De Santis l’ultrà romanista dell’estrema destra. Per il resto, la sentenza d’appello stravolge quella di primo grado. Al punto che l’avvocato Angelo Pisani, che rappresenta la famiglia di Ciro Esposito, dichiara che «leggendo le motivazioni dell’Appello sembra che i giudici abbiano voluto scrivere la sceneggiatura di un altro film. I video delll’attacco al pullman dei tifosi napoletani parlano più di qualsiasi testimone».

La sentenza d’Appello è stata scritta dal giudice scrittore Giancarlo De Cataldo. Sentenza che riduce la pena di De Santis da 26 a 16 anni di reclusione. Ha destato clamore il termine “bravata” ripetuto per tre volte, a proposito dell’aggressione da parte di De Santis al bus di napoletani. La differenza sostanziale sta tutta qua, nel passaggio da agguato a bravata.

Le differenze stanno tutte nell’aggressione all’autobus

Ormai tutti conoscono, sia pure solo mentalmente, quei luoghi. La stradina, via Tor di Quinto, in prossimità di Ponte Milvio e dunque dello stesso stadio, dove c’è un cancello, poi il circolo Ciak e a seguire il circolo Boreale dove vive De Santis. Reduce da una notte di coca e di amore con una prostituta che definirà Daniele molto nervoso la mattina seguente.
Verso le sei del pomeriggio, gli autobus e i tifosi del Napoli si avvicinano allo stadio. Per la sentenza di primo grado, De Santis lancia due bombe carte verso un pullman di tifosi con donne e bambini a bordo e invita gli stessi tifosi a scendere dal pullman.

Per i giudici di Appello, invece, «insofferente» per questo passaggio di tifosi napoletani davanti alla sua stradina, De Santis mette in atto una «bravata» lanciando «oggetti» (e non petardi) verso il pullman.
A questo punto, De Santis batte in ritirata anche perché teme la reazione dei napoletani. Corre, prova invano a chiudere il cancello ma viene raggiunto.

Il video

Seconda differenza. Secondo i giudici di primo grado, De Santis quando si vide raggiunto da Ciro Esposito aprì il fuoco. Non sparò dopo essere stato placcato o a terra. Sparò a freddo e cadendo si ruppe una gamba. E solo una volta a terra fu sopraffatto e duramente percosso dai tifosi napoletani. Per i giudici dell’Appello, invece, fa fede il video Azzarelli. Così scrivono: «Ė un elemento essenziale nella ricostruzione dei fatti. Si vede Ciro Esposito in testa dirigersi verso la stradina all’inseguimento di Daniele De Santis. Successivamente si sentono nettamente e distintamente gli spari. Il video dura in tutto sette secondi e sessantanove centesimi di secondo».

Secondo la sentenza, De Santis cerca invano di chiudere il cancello della stradina mentre è inseguito dai napoletani. Secondo alcuni testimoni, De Santis ha già varcato il cancello quando Ciro Esposito scavalca il guard rail e si lancia all’inseguimento. Per i giudici di Appello, nessun agguato e solo una «bravata».

Per la sentenza, i napoletani rincorsero De Santis con l’obiettivo di regolare i conti. Probabilmente i legali della famiglia Esposito presenteranno ricorso in Cassazione.
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