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L’Italia vuole un calcio propositivo, a patto che si vinca

Prima si richiede un calcio propositivo, poi al primo intoppo (contro la Spagna che ci avrebbe battuti comunque) Ventura viene accusato di essere presuntuoso

L’Italia vuole un calcio propositivo, a patto che si vinca
Ventura, commissario tecnico dell'Italia

Il processo a Ventura

Un atmosfera surreale sta accompagnando in queste ore la Nazionale di calcio. L’ambiente, diciamo i media, ha accusato il commissario tecnico Ventura di presunzione per aver schierato una formazione “d’attacco” contro la Spagna rimediando tre gol senza segnarne alcuno. Eppure le reazioni non sembrano quelle di chi ha la consapevolezza che questa Italia contro la Spagna può perdere e può prenderne anche tre. La vittoria agli ultimi Europei ha fatto dimenticare il sonoro 4-0 rimediato in finale all’Europeo del 2012.

L’Italia questa sera affronta Israele a Reggio Emilia, in una partita decisiva per l’accesso agli spareggi. L’obiettivo di questa sera dev’essere la vittoria. Non ce ne sono altri. Eppure all’Italia di Ventura sembra che sia richiesto altro. Dalla Nazionale si pretende una prova che cancelli la sconfitta al Bernabeu. Rivelando quindi che il tre a zero non fosse stato preventivato e che, soprattutto, ancora non sia stato digerito. Manca la metabolizzazione del risultato. Manca l’interiorizzazione della superiorità della Nazionale che dal 2008 al 2012 ha vinto due Europei e un Mondiale.

Il nodo irrisolto

Ventura avrà anche proposto una formazione scoperta a centrocampo – è tutto da vedere – ma la realtà dei fatti è che l’Italia avrebbe dovuto vincere in Spagna per guadagnare la qualificazione diretta. E che il calcio italiano sembra che abbia ormai abbandonato quel modo di stare in campo così caro a Gianni Brera. Sembra che oggi ci si vergogni del caro, vecchio calcio all’italiana. Basta dare uno sguardo agli allenatori in Serie A. Dietro il pragmatico Allegri, ci sono Sarri – uno degli alfieri in Europa del calcio propositivo – Montella, Di Francesco: tutti piuttosto lontani dalla nostra tradizionale di calcio. Possiamo aggiungere anche Spalletti che fu il primo in Italia a introdurre il 4-2-3-1 con Totti centravanti-perno che faceva salire la squadra e mandava in gol le mezze ali come Perrotta e Taddei.

Oggi il campionato italiano è votato a un calcio di costruzione. Certo la Juventus, che ha vinto gli ultimi sei campionati, esprime un calcio più speculativo, ma è quasi minoranza (numerica, non certo di risultati) tra le formazioni di vertice. Come al solito, in Italia si punta sul bel gioco fino a quando si ottengono i risultati (come ha capito perfettamente Iniesta). Alla prima sconfitta, partono i processi. Col presidente della Federcalcio che parla di apocalisse in caso di mancata qualificazione ai Mondiali, addetti ai lavori e tifosi che sottolineano – col senno di poi – l’errore di aver schierato solo due centrocampisti.

Ventura stasera riproporrà lo stesso schema di formazione. E fa bene. Se ha deciso che è questa la strada da seguire. A patto di non finire come Prandelli che giocò in un modo le qualificazioni per poi cambiare tutto ai Mondiali. L’Italia sembra sforzarsi a mostrarsi diversa sul campo da calcio. In realtà, la mentalità resta sempre quella cara a Brera. Prima o poi occorrerà fare una scelta definitiva.

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