Il 21% delle partite finisce con tre o più gol di scarto; solo dodici squadre hanno avuto accesso alla finale negli ultimi 12 anni (quindi, 24 posti).
Statistiche e considerazioni
L’equilibrio competitivo della Champions League è una vecchia favola, nel senso che non è un parametro verificato dalla e nella realtà. Lo dimostra una della ultime statistiche del CIES, osservatorio indipendente sul calcio con sede in Svizzera. Secondo i dati, il 21,5% dei match della fase finale terminano con tre o più gol di scarto. In Europa, solo la Bundesliga austriaca e il campionato cipriota hanno percentuali più alte. La cifra si riferisce ai match che vanno dalla fase a gruppi fino alla finale, escludono quindi la fase sempre un po’ pletorica dei preliminari estivi.
Il senso di squilibrio compeitivo nasce anche da un altro dato: dodici squadre in tutto sono arrivate alla finale di Champions negli ultimi 12 anni. Ventiquattro accessi appanaggio di un contingente di club pari al 50%. L’Independent ha scritto sulla cosa, citando anche parole abbastanza eloquenti attribuite proprio al CIES: «Questi dati riflettono la crescente e differente diffusione di ricchezza tra le squadre partecipanti. Per riequilibrare le competizioni, l’unica soluzione sarebbe quella di migliorare la distribuzione di risorse finanziarie (diritti televisivi) e risorse umane (mercato del trasferimento) a livello nazionale e internazionale».
Un altro punto riguarda la scelta di Platini, che durante il suo mandato si è adoperato per riservare più slot a squadre provenienti da paesi minori. La riforma che entrerà in vigore dal prossimo anno forse sarà un primo passo per tornare a un equilibrio reale. Che oggi, semplicemente, non esiste.