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Allegri, Bonucci e Marchisio: la Juve vince litigando

La Juve batte il Palermo in una serata che racconta di rapporti non proprio idilliaci tra tecnico e (alcuni) calciatori. È possibile vincere gestendo i dissidi.

Allegri, Bonucci e Marchisio: la Juve vince litigando

Rabbia e vittorie

Guardare a Torino, oggi, per capire come si fa. Per capire che è possibile, se non addirittura consueto, vincere tra rabbia e litigi. A Napoli, l’abbiamo detto e scritto, il polverone l’ha alzato De Laurentiis. Alla Juve, invece, ci hanno pensato Bonucci, Allegri e Dybala. Partiamo dall’ultimo, dal piccolo genio argentino. Due gol senza esultanza, lui smorza subito le congetture: «Non ho esultato per rispetto ai miei vecchi colori, ma siamo stati troppo superficiali». Nulla di allarmante, tranquilli.

Meno tranquilli, invece, sono apparsi Allegri e Bonucci. Il tecnico livornese, nel postpartita, ha parlato di «un semplice equivoco sui cambi». Fatto sta che il confronto con parole forti c’è stato, che Bonucci ha infilato il tunnel degli spogliatoi molto scuro in volto (eufemismo) al termine della partita. Che, pur abbassando i toni, Allegri ha dovuto richiamare all’ordine il futuro mister Bonucci: «Se vuole allenare, deve capire ancora tante cose». Va detto, però, che il tecnico parlava tra il serio e il faceto.

Le ipotesi avanzate (da Repubblica, ad esempio) sul motivo dell’incazzatura riguardano anche il calo di concentrazione finale, sul 4-0, che ha messo fine all’imbattibilità di Buffon. Insomma, per come la si guardi: resta una rabbia sportiva, riferita a fatti di campo e che sul campo resta. Così come Dybala, così come Marchisio (che, secondo la Gazzetta, non pare abbia preso benissimo il nuovo status di “non titolarissimo”).

Il 4-1 della Juventus al Palermo è la dimostrazione che i dissidi interni sono all’ordine del giorno. Ovunque, sempre, che si vinca o che si perda. La differenza sta nel come gestirli, nel trasformarli in energia positiva. Ecco, domani tocca al Napoli. Non sarebbe male.

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