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Il quarto d’ora di Insigne che riscrive la Nazionale di Conte

Il quarto d’ora di Insigne che riscrive la Nazionale di Conte

Nel calcio, basta un quarto d’ora a cambiarti la vita. Non è quello che è successo o succederà a Lorenzo Insigne, che dei quindici minuti giocati (bene) contro l’Irlanda non se ne farà molto. Lunedì si gioca Italia-Spagna, ma è quasi scontata la conferma della coppia d’attacco che finora ha fatto volare (vabbè, esageriamo) l’Italia di Antonio Conte. Insigne ripartirà in panchina, nonostante in quindici minuti di gioco sia stato il calciatore più pericoloso e “destabilizzante” dell’intera partita dell’Italia.

Abbiamo scelto e usato non a caso i termini “pericoloso” e destabilizzante. Cominciamo con l’analizzare il primo, premettendo (ci pare ovvio) che il secondo è stato usato in accezione totalmente positiva. Insigne è stato il calciatore più pericoloso della partita perché ha creato l’occasione più nitida, diciamo pure l’unica vera, nella partita giocata ieri sera dall’Italia. È un’azione classica all’Insigne, perché si sviluppa partendo dall’esterno (sinistro) verso l’interno, verso la prediletta conclusione a giro.

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Ma è anche, e soprattutto, un’azione che in qualche modo nasce da una situazione tattica che non è “prevista” in questa Italia. Ecco che il termine “destabilizzante”, oltre all’accezione positiva, diventa anche un termine interno, riferito a dinamiche proprie della Nazionale. Insigne destabilizza la tattica di Conte, offre una variabile, una possibile modifica. Lo fa venendosi a prendere la palla, agendo come una classica “seconda punta mobile”: mentre il centravanti (in questo caso Zaza, bravissimo quando si tratta di compiere movimenti di supporto) lavora sulla direttrice verticale per aprire lo spazio, Insigne viene dietro e offre l’opportunità di scarico ai compagni del centrocampo. La particolare conformazione garantita dal 3-5-2 fa in modo che i mediani avversari siano al massimo in parità numerica, e questo costringe un difensore (un centrale o un terzino) a seguire Insigne in questo ripiegamento. La velocità sul breve di Insigne, particolarmente efficace contro difensori come quelli irlandesi, fisici ma lenti, permette di creare una situazione dinamica in cui è possibile puntare la porta oppure scaricare il pallone su un inserimento interno o esterno. 

Non è un caso che tutti i palloni giocati e appoggiati dal 24 azzurro (sotto, nel campetto posizionale) abbiano avuto come spazio la fascia mediana del campo; non è un caso che la stessa zona di campo sia stata quella più utilizzata da Insigne per le sue giocate (sotto, nella heatmap).

Come detto, questo è destabilizzante per Conte. I suoi due attaccanti sono soliti lavorare secondo movimenti alternati e alternativi, il classico “uno va e l’altro viene”: sui palloni verticali, solitamente quelli di Bonucci, una delle due punte lavora da pivot mentre l’altra attacca lo spazio alle spalle dei centrali avversari. La palla viaggia veloce alla ricerca di questo inserimento, oppure di uno scarico sull’esterno in sovrapposizione o ancora di un mediano in appoggio. Insigne ribalta questa situazione, e basta vederlo nell’azione appena sopra: la palla viene fermata, lavorata, giocata. Per l’azione personale, ma pure per stimolare i compagni al movimento.

Italia-Irlanda era la partita perfetta di Insigne. Sono bastati quindici minuti per capirlo, per riempirci tasche e bocca di rimpianti nonostante l’assoluta inutilità della sconfitta. Ora, però, sbaglia chi invoca Insigne subito titolare nel prossimo match. Certo, il principio sarebbe giustissimo: maggiore qualità, maggiore vivacità, pure maggiore brillantezza fisica (un quarto d’ora a squadre stremate, ok, ma Insigne ha giocato lo stesso numero di palloni toccati da Zaza in 90 minuti). Il contesto, però, sarebbe forse quello sbagliato: l’Italia è una squadra reattiva, che nella prossima partita tornerà nella sua dimensione ideale. Ovvero, quella in cui sono gli avversari a fare la partita. In quest’ottica, l’inserimento di un finisseur come Insigne potrebbe risultare più dannosa che utile. Ragioniamo così anche alla luce delle diverse caratteristiche e consistenza dei difensori spagnoli, Ramos e Piqué. Che, sulla carta, dovrebbero avere doti ed esperienza un tantino diverse rispetto a Duffy e Keogh, centrali irlandesi.

L’Italia, nel match di Parigi, proverà a replicare la partita giocata col Belgio: squadra corta, attenzione difensiva e ripartenze. Insigne sarà pure bravissimo (lo è) a giocare palla al piede, ma proprio per questa sua attitudine non è un contropiedista. Non permette di giocare in verticale (l’abbiamo visto sopra) e rallenterebbe troppo la manovra nelle (poche) occasioni che la Spagna concederà per ripartire. Più che un impiego dal primo minuto, sarebbe auspicabile che Conte pensi a Insigne come una possibilità per cambiare le cose a gara in corso. Magari non a 15′ dalla fine, oppure anche sì a match pari: a quel punto, come ieri sera, un quarto d’ora così, soprattutto in senso di variante tattica (l’occasione del palo resta, per l’appunto, un’occasione), potrebbe rappresentare un jolly importante per Conte. Che ha scelto (bene, finora) di schierare un’Italia da battaglia nei match contro squadre più forti. Non può, non deve cambiare idea alla vigilia di una sfida così. Però, poi, avrà l’obbligo anche di cambiare qualcosa e di scegliere il meglio per farlo. E il meglio è Insigne. Ce l’ha dimostrato in un quarto d’ora.

PS. Da elogiare anche l’umiltà e la saggezza di Insigne che nel postgara non ha fatto casino né ha sbandierato la sua ottima prestazione per farsi pubblicità. La frase chiave è stata «L’importante è il gruppo». Giusto così.

Probabilmente, Insigne dovrebbe tenere un paio di lezioncine di vita al suo entourage. Oggi, uno dei suoi agenti (Della Monica) è andato in diretta a Radio Kiss Kiss Napoli a dire cose così: «Ci sono estimatori per Lorenzo da Spagna, Inghilterra, Francia, quando scende in campo tutti riescono ad apprezzarlo. Conte ha dovuto fare delle scelte, ha deciso di schierare in campo una squadra compatta che potesse dare dei risultati nell’immediato. Uno come Lorenzo, che quando entra fa vedere di essere particolarmente in palla, lascia pensare il ct. Futuro? Non credo si riuscirà a discutere del rinnovo prima della fine dell’Europeo, lui ha ancora un contratto con il Napoli e il pubblico stravede per lui, come anche il presidente. Lorenzo sa di essere importante, e siamo sicuri che la società dia tutta la gratificazione per lui». Il solito, purtroppo. L’unica cosa sbagliata di Insigne o riferita a Insigne delle ultime 24 ore.

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