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Proprio come in Italia col Napoli, l’Europa si stupisce per l’esultanza degli azzurri a fine partita

Proprio come in Italia col Napoli, l’Europa si stupisce per l’esultanza degli azzurri a fine partita

Il Dawn parla di «festeggiamenti selvaggi», il Telegraph scrive di «esultanze esuberanti». In Inghilterra, ma lo stesso accadrà in Francia e in Spagna, si staranno chiedendo: ma che hanno tanto da esultare gli italiani per la vittoria sul Belgio? Sì, una bella prova. Sì, subito la testa del girone. Ma non abbastanza da legittimare il saluto trionfale della squadra alla curva azzurra, le celebrazioni social degli atleti e i picchi di entusiasmo dei tifosi. Sono solo 3 punti. Anche all’ultimo Mondiale la nazionale di Prandelli ha esordito con una vittoria, poi è andata come è andata. Quindi varrebbe la pena essere più sobri e rimandare le marce trionfali a vittorie più importanti.

Benvenuta, cara Italia, nel mood di “un giorno all’improvviso”. Quello che lo scettico europeo non capisce dell’entusiasmo intorno alla squadra del ct Conte è lo stesso che qui molti – per mesi – non hanno capito dell’ardore popolare intorno a Sarri&co. Non ci vuole enorme sforzo di memoria per ricordare il lungo dibattito sull’opportunità che gli azzurri (del Ciuccio) si fermassero dopo ogni partita casalinga a cantare e ballare coi tifosi sugli spalti. Ci vedevano sconsiderata arroganza, hanno imputato ai giri di campo dopo la vittoria sull’Inter la sconfitta della settimana successiva a Bologna, senza capire che “un giorno all’improvviso” non era banale guasconeria, ma un vero e proprio rito di riconciliazione tra la squadra e il suo popolo dopo un anno (il 14/15) dall’atmosfera plumbea.

Lo stesso accade oggi alla Nazionale. L’eliminazione al girone del 2014 in Brasile ha cancellato quanto di buono fatto agli Europei del 2012 e, saldandosi alla debacle sudafricana del 2010, ha cucito sulla selezione la tara della mediocrità. L’avvicinamento a questa edizione del torneo continentale è avvenuto in un generale, diffuso e trasversale clima di sfiducia. Nessuno si aspettava niente buono dagli azzurri e, probabilmente, gli azzurri stessi sono sbarcati in Francia oppressi dall’angoscia di andare incontro a un nuovo flop. Il 2-0 su un Belgio molto più quotato è una grandissima boccata d’ossigeno per chi si sentiva a un passo dalla morte per asfissia. E allora va bene festeggiare come se già si fosse vinto un titolo.

Una differenza tra due situazioni per il resto ben sovrapponibili c’è. Perché gli euroscettici dell’entusiasmo italiano in verità intuiscono i motivi di tanta passione. Lo stesso Dawn sopracitato spiega che l’Italia «festeggia sulla strada della redenzione». Gli opinionisti italiani, invece, lo scorso inverno, hanno avuto molte più difficoltà a capire le ragioni della carnalità del San Paolo.

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