Se allora la prestazione è sotto le aspettative non solo per proprio demerito, ma anche per altrui merito, il pensiero del tifoso del giorno dopo non può non andare agli scherzi del destino dinanzi al pur simpatico e bravo ex gobbetto Sousa che consolida primato della sua ex Rube con un primo tempo di rara intensità, tutto cuore e cervello, con l’inzuccata di Alonso tra le belle statuine che è solo uno dei tanti episodi di marca gigliata a referto, subito obliterato da Pipita gordo quanto si vuole ma sempre lesto a sfruttare ogni sia pur minima disattenzione o infortunio altrui, prima di vedersi negato raddoppio dal solo estremo difensore avversario. Pari che però non scuote la truppa Sarri, ed è questo il vero campanello di allarmismo a cui l’uomo senza giacca e cravatta dovrà giocoforza porre rimedio, la cui causa a trovare deve andarsi nella serata no del centrocampo, con alcuni uomini chiave in evidente debito d’ossigeno per trovarsi a cantare e portare la croce da inizio campionato senza soluzione di continuità alcuna, poi alla fine puoi anche rischiare di vincerla e va bene, ma l’asinossi dei novanta minuti integrali non può lasciare il tifoso soddisfatto e fiducioso per l’imminente rash finale e ben al di là del distacco lungo in fondo una sola vittoria, necessaria è analisi globlale della stagione anche alla luce della doppia uscita anticipata dalle coppe, prima di fasciarsi il capo e riempire al solito di promesse le capienti tasche vuote.
Nella serata in cui persino Tagliavento di Terni sembra una persona normale spiace allora vedere Allan e Giorgi stranamente spaesati sin dalle prime battute iniziali, quasi a mettere in scena il remake della tristerrima Bologna, con l’urlo e l’orgoglio del Pipita scaraventato in rete, sui guantoni del bravo Tatarusanu e sulla malcapitata bottiglietta all’ingresso di Gabbia, a dimostrare che lui ha ancora fame di gol e vittoria nonostante le maledette malelingue, e che non c’è dieta Dukan che tenga, la stragrande maggioranza degli attaccanti può tranquillamente accomodarsi a Toledo, ingresso galleria, a lustrargli gli scarpini. E per un Lorenzigno che ne ha di alibi eccome per essere per una volta più impalpabile del solito, a preoccupare seriamente il tifoso è preoccupante involuzione di Kuli, è solita fase a corrente alternata di Calle, è mancata costante propulsione di Ghoulam e, perché no, totale abbandono in panchina di gente come Valdifiori e Chaloballah che pure percepiranno uno stipendio, e forse qualcosa anche loro dovrebbero e potrebbero pur dare alla causa. Per carità, con questo non si vuole di certo discutere l’operato di un allenatore fin qui davvero impeccabile, e nemmeno di una società che ha dimostrato di credere in un progetto e di avere anche uomini e mezzi per perseguirlo, ma soltanto presa d’atto che nel calcio di oggi occorre anche qualche sforzo economico in più se si vuole davvero scrivere la storia e sedersi al tavolo delle grandi, se ci si vuole davvero divertire e sognare, rinverdire i fasti del passato e non rimpiangere a vita i venerdì sera al Flakabé ai Ponti Rossi.
Crederci allora, e ci mancherebbe, il calendario sulla carta è comunque più ostico al di là del tropico del Cancro e la sensazione è che fino all’ultima giornata questa squadra lotterà per qualcosa di importante, poi sarà il tempo di bilanci e programmi per il futuro. Tenere duro, lo sa bene il tifoso: ora è ora che anche squadra e società dimostrino che il sogno acerbo, è diventato maturo.