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Il Chievo vale la Mariano Keller. Caro Benitez, Napule sarà grande anche senza di te

Il Chievo vale la Mariano Keller. Caro Benitez, Napule sarà grande anche senza di te

Sbagliava, a nostro molesto modo di vedere, il tifoso che credeva si trattasse di partita facile in quel di Chievo, pur con il confortante ruolino di marcia esterno di quest’anno della banda Benitez. Sbagliava perché da anni, ormai, i figli illegittimi di Giulietta si dimostrano squadra tignosa e difficile da affrontare, sia in vacanza che a domicilio, pur mantenendo – non c’è n’è voglia mister Pandoro – una caratura e un prestigio degni di una discreta Mariano Keller. Sbagliava, però, anche il tifoso che considerava privo di reali stimoli il confronto odierno, in mancanza della tradizionale occasione sottoporta per sbandierare le nostre ben più nobili origini ai poco stimati concittadini dei simpatici chievini. Sbagliava perché il match di oggi è da ormai diverse stagioni una ghiotta occasione per tanti colleghi tifosi – costretti dallo juventino Cavour ad un sofferto esilio nelle grigie lande venete – di abbracciare da vicino i propri beniamini, festeggiando se c’è da festeggiare e contestando se c’è da contestare, ma sempre urlando Neapolis et orbi il grande amore per i nostri colori azzurri. Sbagliava, ancora, perché spesso abbiamo perso punti preziosi proprio nel tinello delle presunte piccole, quando una squadra che vuole diventare grande, come insegnano in prima pulcini, deve giocare con la stessa fame di vittoria sia la finale di Cempionz che il memorial Vincenzo Scognamiglio a Frattamaggiore.

Poi il campo, si sa, dà il suo insindacabile responso (arbitro permettendo), ma quando ci metti anima e corpo succede di fare bottino pieno anche nella giornata in cui Britos si meriterebbe in testa un roccocò dell’anno scorso, Pipita è più egoista di Pasquale Robbamia ex compagno di banco al Genovesi negli indimenticati anni delle pistole a piombini e il mister commette una irreparabile graffa fuori dagli schemi e dall’undici titolare, confermando di aver già programmato il suo futuro prossimo venturo lontano dal golfo. Restano tre punti fondamentali, comunque, e la modesta Roma di nuovo a una vittoria e un pareggio di distanza. Oltre alla più che positiva prova del neo arrivato Gabbiadini, ovviamente, che ha piedi buoni ma nome troppo filo-iberico (chiamatelo Antonio), anche se, ad essere sinceri, non occorreva telefonare a Famoso Iole per scoprirlo. Una soddisfazione in più, nel giorno in cui un Sassuolo made in Italy affonda la sconclusionata banda Mancini, di proprietà di un signore amante del cricket, e lo stesso Chievo affida tutte le speranze del suo attacco ad un lungagnone transalpino, come se non ce ne fossero di migliori nella Promozione delle Tre Venezie. Restano più di cinquanta punti a disposizione e dobbiamo ancora mangiarci chiacchiere di carnevale e zeppole di san Giuseppe: chiudiamo il San Paolo, giochiamo le restanti tutte fuori e l’allenatore si dimetta (lo fanno anche papi e presidenti). Non avevamo dubbi, caro Rafa, Napule sarà grande anche senza di te.
Otto Tifoso

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