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Il Napoli e la Francia: il palo di Diego e il devastante Weah

Douce France e Francia mon amour. Charles Trenet, ostriche e Don Pérignon. Eravamo stati in molti posti all’epoca della Coppa delle Fiere, mai in Francia. Il sorteggio europeo del 1969 ci assegnò la squadra di Metz. Champagne!
Il 1969-70 fu il primo anno di Ferlaino e il secondo di Chiappella. Profondo rosso nelle casse azzurre con un buco di un miliardo e 800 milioni. Ferlaino vendette al Torino Claudio Sala, il poeta, per 480 milioni. La cifra sollevò un grande scandalo, ma non risollevò del tutto le finanze azzurre. E, allora, Ferlaino ordinò di puntare sui giovani aspettando tempi migliori.
In squadra c’erano Zoff, Juliano, Altafini, Bianchi, Montefusco, Improta, Zurlini, Panzanato, Pogliana. Non eravamo da buttar via. Ma gli acquisti furono un bluff clamoroso. Preso Virginio Canzi, 24 anni, monzese, dal Lecco, una promessa in serie B, un tonfo a Napoli (17 partite, un gol). Canzi amari. Arrivò, a 35 anni, Kurt Hamrin, l’uccellino che aveva finito di volare nella Fiorentina e nel Milan, un pensionato di lusso. Per carità, una gran persona, ma il suo nido era altrove. Questi erano i tempi.

L’AEROPLANINO – Beccammo subito a Vicenza (2-3) e due giorni dopo partimmo per Metz su un aeroplanino che sorvolò le Alpi quasi a pelo delle cime. Non poteva volare più in alto. Totonno Juliano sedeva, come al solito, in fondo all’aereo, con la faccia seria di chi vola malvolentieri, ma poi gli scappava sempre qualche battuta azzeccata e volavamo più tranquilli. Eravamo un’allegra brigata di cronisti, Ciccio Degni, Romolo Acampora, Nino Masiello, tra quelli che erano sempre al seguito del Napoli. Chiappella stava ancora in guardia, da bravo milanesone capitato in un paradiso di città abitato da un club di diavoli. Con gli anni si sarebbe sciolto. Si sciolse subito Teresa, la moglie, al sole che inondava la loro casa panoramica in via Petrarca. Beppone brontolava: “L’è burdega”. Puro dialetto milanese di San Donato. Significato secco: è un casino. Più o meno il Napoli di quell’anno.
Vincemmo a Metz (1-0), gol di Ivano Bosdaves, eterna promessa udinese. Avevamo sempre di questi giocatori che promettevano molto e avevano anche dei bei nomi. Ivano era un bel nome e Bosdaves un cognome affascinante. Aveva 24 anni e si fece vedere poco in campo. Ce lo aveva rifilato la Spal. Giocava all’ala, ma a sinistra c’era Paolone Barison, che era il paziente scudiero di Altafini, e a destra c’erano Manservisi, Canè, Improta. Però Ivano segnò quel gol prezioso a Metz e di lui questo rimase a futura memoria.

COPPA DELLE FIERE – Bel risultato nelle Fiere, ma in campionato il Napoli non ingranava. Battuto in casa dalla Fiorentina, un pareggio senza reti a Bari. Arrivò il Metz al San Paolo per restituirci un po’ di allegria. 2-1 con i gol di Ottavio Bianchi e un rigore di Gianni Improta.
Ottavio era un mastino e tutti lo paragonavamo a Stiles, mastino del calcio inglese, ma lui protestava perché aveva una buona visione di gioco e sapeva tirare in porta e, sotto sotto, ci chiedeva perché non lo chiamassimo Beckenbauer. Il baronetto di Posillipo Gianni Improta, distinto come un piccolo lord inglese, sui calci di rigore era un killer fenomenale, un esecutore freddo. I portieri li mandava sempre dal lato opposto dove finiva la palla.
Per la verità i francesi di Metz erano poca cosa. Quell’anno in Coppa delle Fiere filammo sino agli ottavi di finale prima di franare ad Amsterdam contro l’Ajax che ci polverizzò solo nei supplementari con una maledetta, indimenticabile riserva: Suurendonk, tre gol in pochi minuti. Non era ancora il grande Ajax, fenomeno dei successivi anni Settanta. Schierava, tra i campioni del futuro, Krol, il terzino Suurbier e Cruijff che aveva 22 anni.
In seguito viaggiammo per Sheffield, Swindon, Bucarest, Porto, Ostrawa, Mosca, Bodo in Norvegia che era oltre il Circolo polare, e ancora Nicosia, Bruxelles, Tiblisi, Liegi prima di tornare in Francia, avversario il Tolosa che, prima, venne a giocare a Napoli.
Eravamo fuori dall’Europa da quattro anni, la Coppa delle Fiere era diventata Coppa Uefa ed era la stagione 1986-87, terzo anno di grazia di Diego Armando Maradona, annata dei miracoli e scudetto all’orizzonte. L’arrivo di Diego fu musica dolce per le nostre orecchie e un film continuo di meraviglie per i nostri occhi.
Il 17 novembre, la partita col Tolosa richiama al San Paolo 85mila spettatori per un miliardo e mezzo di incasso. Sorride Ferlaino. Impassibile Ottavio Bianchi che deve domare la tigre azzurra.

VITTORIA RISICATA – Nel Tolosa giocano il difensore argentino Tarantini, fresco campione del mondo con Maradona, e Yannick Stopyra, cannoniere scelto di Francia, origini polacche. Il Tolosa alza un bel muro e il Napoli non passa per tutto il primo tempo. Bianchi presentò questa formazione: Garella, Bruscolotti, Ferrara; Bagni, Ferrario, Renica; Caffarelli, De Napoli, Giordano, Maradona, Carnevale. Nella ripresa azzecca il cambio: il napoletanino Ciro Muro per Caffarelli. E da Muro parte il cross che Carnevale scaraventa in rete (55’). Più dell’1-0 il Napoli non fa ed è poco rassicurante per il retour-match a Tolosa.
Non distante dai Pirenei, Tolosa è città di 12 musei, dei ponti sul fiume Garonna, della spettacolare Piazza del Municipio e del canale navigabile sino a Sète sul Mediterraneo. E’ la città dove costruiscono gli Airbus e la chiamano la città rosa per il colore degli edifici. Il calcio era poca cosa e tale rimane ancora.
Bianchi schiera la formazione-tipo con l’eccezione di Muro all’ala destra (Giordano in panchina), Carnevale centravanti, Volpecina all’ala sinistra. Meglio proteggere il vantaggio dell’andata. Potrebbe riuscire il colpaccio di segnare anche a Tolosa, ma Carnevale è uno stolto. Un passaggio filtrante di Maradona, sul quale cicca l’intervento il mediano Rusty, dà via libera ad Andrea che corre verso la porta francese, tutto solo. Giunto in area, anziché tirare, attira il portiere per dribblarlo. Lo scherzo non gli riesce perché Bergeroo gli ruba la palla e addio gol in trasferta, doppiamente prezioso.
E’ a questo punto che comincia a morire la qualificazione degli azzurri perché, poco dopo, segna il Tolosa. Volpecina rinvia male di testa, il francese Passi mira la porta, Garella respinge, ma c’è Stopyra che s’avventa sulla palla e mette in rete (16’).

AH, DIEGO – La partita è penosa. Nella ripresa Bianchi utilizza Giordano (65’ per Muro), ma il Napoli combina poco. Garella deve salvare un paio di situazioni e i supplementari non cambiano il risultato.
Si va ai rigori e il Napoli, dopo l’errore iniziale di Stopyra dal dischetto, conduce 1-0 con Giordano, poi 2-1 con Ferrara e 3-2 con Renica. Sul pari dei francesi, Bagni si fa parare il penalty e Tarantini porta in vantaggio il Tolosa 4-3. C’è ancora Diego che deve calciare. Rigore sicuro. Maradona piazza la palla, si curva appena per la rincorsa e centra il palo alla sinistra di Bergeroo. Tiro troppo perfetto, si dirà. Ha sbagliato Diego, incredibile. Usciamo dalla Coppa Uefa al primo turno.
Si torna in Francia nel mezzo della strepitosa cavalcata per la Coppa Uefa 1988-89, destinazione Bordeaux il 23 novembre 1988. Il Napoli si è già sbarazzato del Paok di Salonicco (gol di Careca e rigore di Maradona) e del Lokomotive Lipsia pareggiando fuori con Francini e vincendo al San Paolo ancora con Francini e un’autorete dei tedeschi.

SCIFO – Ed eccoci a Bordeaux dove rivedemmo il fiume Garonna, che avevamo già visto a Tolosa, e dove i tram non hanno il filo aereo elettrico e il trolley perché sono alimentati da terra, e siamo sull’Atlantico. E’ una gran cosa il mare, per noi del golfo azzurro, e la Piazza del Municipio di Bordeaux è aperta sull’oceano in maniera molto spettacolare. A Bordeaux non solo rivediamo il fiume Garonna, ma rivediamo anche Stopyra che fino all’anno prima giocava nel Tolosa. E ci sono buoni giocatori nel Bordeaux. Per esempio Tigana del famoso centrocampo della nazionale francese, con Giresse e Platini, campione d’Europa nel 1984. E c’è Vicenzino Scifo di genitori italiani, ma di passaporto belga. Ha 22 anni, ha appena giocato nell’Inter (pagato 7,5 miliardi) e ora sta nel Bordeaux, bambino prodigio di nessun prodigio.
Ci dobbiamo preoccupare? Ecco la formazione azzurra in maglia bianca: Giuliani; Ferrara, Francini; Fusi, Corradini, Renica; Crippa, De Napoli, Careca (75’ Carannante), Maradona, Carnevale. Subito una stella filante di Maradona per Carnevale, un lancio di settanta metri al bacio. Poi Andrea molla un gran tiro da sinistra, Crippa fa “velo” davanti al portiere e la palla finisce in rete (5’). Comandano gli azzurri, assatanati. Diego aggira la barriera e stampa il pallone sulla traversa, una delle sue magiche punizioni dal limite. Raramente il Tolosa esce dalla sua metà campo.
Vanno fuori Roche (fallo cattivo su Maradona) e De Napoli (reazione). Dieci contro dieci dal 67’. Ma abbiamo in pugno il match. Diego innesta la quinta e se ne va, travolge Tigana, sulla respinta del portiere ha ancora la palla e la mette nella porta vuota. Gol annullato (fallo presunto del pibe su Tigana entrando in area). Finisce 1-0, aspettiamo il Bordeaux al San Paolo.

GIACCHETTA – A Fuorigrotta (7 dicembre), né stelle filanti, cinque occasioni, nessun gol (0-0). La novità è l’ingresso di Giacchetta (26’ per Careca). Simone Giacchetta, 19 anni, anconetano, giunto dalla Civitanovese per non so quale congiunzione astrale, era stato il piccolo eroe della prima del campionato al San Paolo quando al 90’ aveva segnato all’Atalanta l’1-0 decisivo.
Col Bordeaux a Fuorigrotta si gioca subito undici contro dieci, espulso il difensore Thouvenel per fallaccio su Crippa (3’). La superiorità numerica porta il Napoli ad attaccare. Sull’assist delizioso di Maradona, Crippa concludeva di testa (parato). Poi Carnevale mirava alle stelle sul lancio di Giacchetta. Si mangiava un gol fatto anche Diego quando, piombando sulla palla all’indietro di Carnevale, fiondava di testa oltre la traversa dal dischetto del rigore.
Bastò l’1-0 di Bordeaux per correre ai quarti di finale della Coppa Uefa che avremmo vinto il 17 maggio 1989 dopo avere eliminato Juventus, Bayern e, nelle due partite di finale, lo Stoccarda.

AMICHEVOLE – Col Bordeaux ci siamo rivisti in amichevole l’1 agosto 2012 nelle partite di precampionato. Festa al San Paolo per la squadra azzurra che ormai si era ripresentata in Europa (una Champions e due Europa League). E’ il Napoli di Mazzarri con De Sanctis; Campagnaro (46’ Gamberini), Fernandez, Aronica (72’ Grava); Maggio, Dzemaili (88’ Forinito), Gargano (56’ Hamsik), Behrami (84’ Zuniga), Dossena (76’ Vitale); Pandev (72’ Novothny), Vargas (87’ Bariti).
Andiamo alla scoperta del cileno Edu Vargas, 23 anni, in prestito dall’Università del Cile con diritto di riscatto per 14,8 milioni di dollari. Resistette un anno da un gennaio all’altro (2102-2013) segnando tre gol all’Aik Stoccolma in Europa League e fu tutto. Nell’amichevole contro il Bordeaux si segnalò per la “sponda” che mandava in gol Pandev al 42’. Il match finisce 2-0 col raddoppio di Maggio al 61’. Galoppata indimenticabile dell’esterno azzurro dall’area di De Sanctis a quella francese. Durante la corsa infinita, palla ad Hamsik che gliela restituiva nell’area del Bordeaux per la conclusione in gol.
Coppa Uefa 1992-93. L’avversario è il Paris Saint Germain, una squadra non ancora clamorosa perché non era ancora arrivato l’imprenditore e tennista del Qatar Nasser El-Khelaifi, 40 anni e altrettanti miliardi.
Ferlaino credeva ancora nello scudetto. Confermato Ranieri, salvava il Cagliari dal crac prendendogli Daniel Fonseca (23 anni) per 15 miliardi più il rude terzino sardo Vittorio Pusceddu. Con Careca, Zola e Fonseca avevamo un attacco a tre stelle. Da solo, “el tigre”, come chiamavano Fonseca in Uruguay, dissolse il Valencia nel primo turno Uefa. Cinque gol (5-1) in Spagna, 1-0 a Napoli. Sei reti in 180 minuti per il ragazzo di Montevideo. Diceva: “Nella mia vita c’è Dio, ma anche nelle mie partite”. Lo chiamavamo Roger Rabitt per via dei dentoni da coniglio. Non gradiva, si offese.
Il Paris Sain Germain apparve al San Paolo il 21 ottobre 1992. Canal plus pompava soldi nel club parigino che si batteva nei primi posti del campionato francese. Aveva fior di giocatori: il difensore Alain Roche, a centrocampo Laurent Fournier e il brasiliano Daniel Bravo con moglie fantastica (andò al Parma nel 1996), l’altro brasiliano Valdo Filho, attaccante, e, soprattutto, l’africano-uragano George Weah della tormentata repubblica di Liberia, 1,87, dinamite nei piedi, torre inespugnabile sul gioco alto.

URAGANO AFRICANO – Fu la serata di Weah, due gol nella porta di Giovanni Galli. Giocava ancora Careca (32 anni). Avevamo preso lo svedese Thern, Nela (31 anni) dalla Roma, il trentenne lindo e pinto Faustino Pari (ceduto Alemao all’Atalanta), fenomeno nella Samp. Giocavamo sulle “macerie” di Maradona che non c’era più. Prendevamo sconfitte a secchiate, tre rovesci nelle prime sei partite di campionato. Il molto ben pettinato Ranieri rischiava il posto. Il Paris Saint Germain lo scosse pesantemente vincendo al San Paolo “a vele spiegate”, come si diceva una volta.
Il Napoli giocò con Galli; Ferrara, Francini; Policano, Corradini, Tarantino; Crippa, Thern, Careca, Zola, Fonseca. Weah già in gol al quarto d’ora. Sul lungo traversone da destra di Valdo, entrò in mezza spaccata al centro dell’area sotto la pressione di un difensore azzurro e saettò in rete. Passò mezz’ora prima che arrivassimo a tirare nella porta parigina. Ma né Zola, né Fonseca fecero centro. Poco dopo la mezz’ora, Weah ci sistemava definitivamente. Sul corner di Guerin, l’africano si issò in mezzo a un grappolo di uomini e fiondò in rete con rara potenza (2-0).
Andammo a Parigi, le ballerine del Lido e i dipinti di Toulouse Lautrec. Al Parco dei Principi, Ranieri corresse la formazione che non reggeva le tre punte. Careca in panchina, Zola e Fonseca in campo, Mauro regista arretrato, Pari battitore libero, Ferrara su Weah.
Dovevamo rimontare lo 0-2 del San Paolo e schieravamo una squadra “prudente”. Per fare che cosa? Per fare 0-0 che ci buttò fuori dall’Uefa. Weah si mangiò un paio di gol e Galli gliene negò uno nel finale volando a deviare oltre la traversa un’altra fiondata di testa dell’africano.
Avemmo buone occasioni nella prima mezz’ora con Angelino Carbone (tiro alto davanti alla porta), due volte con Fonseca. Il Paris Saint Germain non si dannò l’anima. Con la vittoria a Napoli aveva la qualificazione in tasca. Careca entrò nel finale di partita per Angelo Carbone. Tornammo in campionato per prendere una cinquina dal Milan al San Paolo. Saltò Ranieri, tornò Bianchi (per fedeltà, però malvolentieri).

VITTORIA AL FEMMINILE – Il Psg lo battemmo al Vomero (2-1) il 17 ottobre 2012. Ma era una sfida fra squadre femminili. Il Napoli vinse con due gol del centravanti Valeria Pirone.
Ora si va a Marsiglia dove ricordano ancora la notte della sceneggiata del Milan (20 marzo 1991) che, perdendo 0-1 e spegnendosi un riflettore del vecchio Velodromo al 90’, ritirò la squadra sperando in una ripetizione della partita. L’Uefa cacciò fuori il Milan dalle coppe europee per un anno.
MIMMO CARRATELLI

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