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Quando il Napoli fa sul serio, non è più simpatico

Chi ha qualche annetto di militanza napolista conosce bene il refrain. Il Napoli può essere una squadra simpatica per gli italiani, che diverte, con un pubblico appassionato al seguito che fa la gioia degli amanti del folclore e (oggi) delle tv a pagamento. Tutto bene, finché il simpatico Napoli non osi andare oltre, superare il suo limite “naturale” e pretendere di sedersi al tavolo delle grandi. È a quel punto – quando cioè la possibilità che il Napoli esca dal recinto impostogli dalla storia diventa concreta – che scatta l’indignazione dei maître a penser di casa nostra.
In genere la scintilla scoppia con un acquisto clamoroso. Successe negli anni settanta con Savoldi, è accaduto trenta anni fa con Maradona, ed è successo ieri con l’acquisto (peraltro non ancora ufficializzato) di Higuain. Puntualmente per l’occasione ci si interroga sulla corretta valutazione del giocatore in questione, sulla sostenibilità finanziaria dell’operazione stessa, sull’immagine offerta al popolo in tempi di crisi. Si discute animatamente delle relazioni tra l’ingaggio del bomber in questione e le massime emergenze internazionali, dalla fame nel mondo al conflitto in Palestina.
Ieri ci ha pensato lo juventino Maurizio Crosetti, che a fronte di un acquisto non ancora perfezionato è insorto su twitter contro l’acquisto di Higuain, definito “un filino strapagato”. Rispetto a chi verrebbe da chiedere? Rispetto al mediano Felipe Melo, strapagato anni fa 25 milioni e finito poi in Turchia, per esempio?
Più probabilmente – ma questo non si può dire – Higuain è strapagato rispetto alla cifra standard assegnata dalla storia al Napoli. Chi oggi si indigna vorrebbe sempre un Napoli stile Udinese, che non reinvestisse i soldi incassati dalla vendita di Cavani o, ancora meglio, la spendesse per acquistare qualche giovane da far maturare e poi, al momento opportuno, rivendere alle “vere grandi” del calcio.
Quel Napoli sarebbe assai più simpatico a tutti. Si potrebbe continuare a elogiarne il suo vulcanico presidente, i bilanci in regola, la capacità di stupire ogni anno, il calore del tifo e via dicendo. E soprattutto quel Napoli non romperebbe le scatole a chi ha cose serie a cui pensare, tipo vincere qualcosa.
L’acquisto (eventuale) di Higuain, così come in precedenza l’arrivo di Benitez in panchina, consacrerebbe invece la nascita di un nuovo Napoli, in grado di competere a pieno titolo in Italia e forse anche in Europa. Il tutto grazie alla capacità imprenditoriale e (ovviamente, perché l’alternativa non esiste) ai soldi investiti nel tempo. Con tanti saluti al modello Udinese.
Carlo Maria Miele

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