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La musica diversa di Rafa. Ma lui avrà capito l’antifona?

Lo ascolti e pensi: gagliardo questo Rafa. Competenza ed esperienza internazionale a nostro uso e consumo, disinvoltura mediatica mischiata ad una certezza dei propri mezzi finora sconosciuta nelle conferenze stampa del passato, allorquando dominavano i “dobbiamo crescere”, gli “abbiamo fatto già tantissimo”, fino ai “la classifiche rispecchiano sempre il monte ingaggi”.
Ah, dimenticavo: “il 3-5-2 l’ho riesumato io”. Ma della parola “vincere”, però, manco l’ombra. Anche quando si vinceva per davvero.
Eh no, con Rafa la musica sembra diversa, i refrain appaiono banditi dai discorsi tecnici, quando c’è da parlare di calcio, quando c’è già da masticare tattica con grossi bocconi. Tutto molto bello. Ok, pensi, proviamo ad esaltarci.
Poi cambi pagina e becchi qualche video: voci, folla, un uomo solo al comando. Ascolti il DeLa ed il pensiero ti riporta a Rafa. Anzi, è proprio il presidente a scaraventartelo addosso: “Rafa è il nostro top player, il nostro nuovo Cavani”.
Ed a questo punto ti chiedi: ma Benitez avrà già capito l’antifona? Si sarà reso conto che le responsabilità sono già tutte sulle sue spalle? Avrà intuito che per De Laurentiis il modo migliore per preservare dalle spinte populiste quei 63 milioni di quella maledetta clausola sia stato far passare il concetto che un allenatore già vincente e di esperienza internazionale sia in grado, solo per le sue qualità, di compensare le conseguenze di una politica societaria che pone il bilancio al centro dell’universo?
A questo punto ti vengono in mente brutti presagi. E’ l’amore che ti fa pensare al peggio, nel calcio come nella vita. Pensi già ad una stagione di transizione, un campionato al di sotto delle aspettative. Della Champions riesci solo a ricordare lo stadio che ne canta la musichetta degli esordi. Pensi a Rafa tra qualche mese e lo trasfiguri in difficoltà, sudato e roseo sugli zigomi, tra i fuochi incrociati di una piazza sociologicamente abituata al padre padrone, al quale tutto si perdona purché si metta il piatto a tavola. Immagini il Mazzarri nerazzurro che ti passa sopra la testa e magari ti soffia l’Europa sul più bello. Finisci il tuo viaggio all’inferno intravedendo un Montella qualsiasi alla fine del tunnel, pronto a ripetere i miracoli del “massimo risultato con il minimo sforzo”. Poi torni all’html precedente e leggendo meglio riprendi fiato, ti rendi conto che se Benny non ha ancora capito tutto, poco ci manca: “Se fossi io il top-player del Napoli staremmo messi male”. Come dire: se mio nonno avesse le ruote sarebbe una carriola.
Marcello Mastice

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