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Napoli, attento all’orgoglio dell’Inter

Quartultimo gong del campionato, penultima partita in casa. San Paolo in festa per il rush finale in difesa del secondo posto. Quinta volta nella storia del Napoli dopo l’exploit di Pesaola nel ’68, la grande sfida di Vinicio alla Juve nel ’75, le due piazze d’onore con Maradona nell’88 e nell’89. Bella storia. Il Napoli di Mazzarri si porta all’altezza.
Quanto c’è da fidarsi di quest’Inter con 13 giocatori indisponibili, Milito, Palacio, Cassano, Zanetti, tanto per fare i primi quattro nomi? Qualcosa quest’Inter dissestata insegue ancora, almeno un posto in Europa League. Non si arrenderà facilmente. Una sola vittoria nelle ultime quattro partite, sbanda al di là degli infortuni. Ha preso quattro gol tutti in una volta dall’Atalanta e a San Siro. In trasferta ha beccato duro otto volte. Ha una difesa rabberciata (Chivu centrale), un centrocampo tutto nuovo con Kuzmanovic e i baby Kovacic (19 anni) e Benassi (22), sugli esterni il brasiliano Jonathan e l’uruguayano Alvaro Pereira (3-5-2). All’attacco c’è rimasto poco: il vecchio Rocchi (36 anni) e Ricky Alvarez dalle improvvise accelerazioni da destra al centro.
Non è una squadra in disarmo e ha orgoglio. Ci vorrà un Napoli al massimo della concentrazione e dell’impegno per abbatterla. Un Napoli veloce che rilancia Cavani dopo la squalifica, ripropone Behrami (torna in panchina Inler), conferma Pandev in delizioso momento primaverile e Dzemaili più coraggioso al tiro, Insigne per l’abituale staffetta (da non trascurare Armero). Maestro concertatore e direttore d’orchestra Hamsik, maturato nel ruolo di trascinatore.
L’Inter non vince a Napoli da sei trasferte, però battuta quattro volte solo di misura (1-0). All’andata vinse 2-1 ma era in serie positiva (34 punti in 16 partite), all’inseguimento della Juve. Si è smembrata nel ritorno (18 punti, dodici meno del Napoli). Giocherà di contropiede attaccando sulle fasce con Alvarez e Pereira. Il centrocampo è più di lotta che di governo e non sembra proteggere adeguatamente la difesa. L’Inter giocherà di contropiede e il Napoli non dovrà scoprirsi dosando le percussioni dei centrocampisti offensivi (Dzemaili e Hamsik), insistendo sulle fasce con Maggio e Zuniga. I ragazzi nerazzurri hanno corsa ed energie, però improvvisano. L’Inter non ha geometrie. Gioca a strappi, di impeto. Poco merletto e fiondate in avanti. Possono far male se il Napoli si sbilancia e non copre tutto il campo.
Il Milan (a sette lunghezze) precederà nel pomeriggio la notturna del Napoli. Se non batte il Torino (che ha bisogno di punti), se il Milan dovesse pareggiare, al Napoli basteranno 4 punti nelle ultime quattro gare per rendere inattaccabile il secondo posto.
C’è anche uno sfizio da togliersi. Il Napoli non ha battuto né Juve, né Milan. Gli manca un successo sulle “grandi” tradizionali, il neo di questa stagione. Ora c’è l’Inter a tiro per cancellare questa “macchia”. Gli azzurri sono in serie positiva da sei partite (5 vittorie, un pareggio), imbattuti in casa da otto turni, col migliore attacco casalingo (39 gol, come la Fiorentina). Il secondo posto si accompagna a tanti record da quando il Napoli è tornato in serie A, testimonianza di un continuo miglioramento: il minor numero di sconfitte, il possibile record di vittorie (sono 20, furono 21 nel campionato del terzo posto) e il record di punti. Facendo il pieno con l’Inter, il Napoli salirebbe a quota 72, due punti in più della stagione del terzo posto, la migliore di Mazzarri. E, in più, Cavani sul trono dei goleador (Di Natale a -5, El Shaarawy a -7). Una sola volta il Napoli ha piazzato un suo giocatore in vetta ai cannonieri, Maradona con 15 reti nel campionato 1987-88 (torneo a 16 squadre). Né Jeppson, né Vinicio, né Altafini, né Savoldi, né Careca ci sono riusciti. Per il Matador una conquista per restare a caratteri d’oro nella storia del Napoli e ha già battuto il record di 22 reti in un campionato di Sallustro e Vojak.
MIMMO CARRATELLI

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