ilNapolista

Petizione contro Trenitalia, non deve ritardare il giorno del Napoli

“Quando c’era lui i treni arrivavano in orario”. Se questa frase era valsa la celebre battuta di Troisi in “Le vie del Signore sono finite”, la storia invece non sentenzierà lo stesso in proposito di Monti e Berlusconi. I treni arrivano in ritardo sia con l’uno che con l’altro. E i Super-Mario servono a poco sia sui campi di calcio che fuori. Purtroppo la mia Champions, quest’anno, è vissuta sui vagoni. Un susseguirsi di corse folli dall’ufficio alla stazione per prendere il primo treno utile che mi riporti a casa per vedere il mio “Euro-Napoli”: coincidenza (o sfortuna) vuole che proprio in queste magic nights Trenitalia accumuli ritardi su ritardi. Le notti di Champions la tratta Roma-Napoli diventa una specie di Salerno-Reggio Calabria su rotaia. Il primo gol non sono riuscito a vederlo. Altre volte almeno ce l’avevo fatta a rincasare appena all’accenno dell’inno della Champions. L’urlo del primo gol l’ho potuto ascoltare in macchina alla radio appena arrivato sotto casa. E così nella città deserta qualcuno ha sentito un clacson strombazzare furiosamente e l’avrà confuso con una trombetta da stadio.

È una sciagura essere tifoso itinerante, la gioia è proprio diversa. Troppe ansie accumulate. Però è un buon allenamento lessicale. Si parte con le peregrinazioni verbali (murmuriate) agli indirizzi di chiunque indossi una giacchetta delle Fs, per finire con quelle (urlate) prima contro Aronica e poi contro Morten Pandev che neppure si decideva a portarsi quel stramaledettissimo pallone nei pressi della bandierina per far scorrere gli ultimi secondi.

Beh che dire? Anche dopo questa immensa storica vittoria penso che questo Napoli mi stia infondendo di intensissime illusioni e non mi riesco ad emozionare fino in fondo. Per me siamo troppo poco attrezzati per ottenere risultati e non riesco a farmi prendere da quella smania irrefrenabile di certezze che molti tifosi riescono ad avere. Ma spero di sbagliarmi.

Intanto su quel treno che vagava nel buio, con gli occhi socchiusi, immaginavo Monti con il cappello da capostazione. Altro che uscire dalla crisi.. a me, almeno ieri sera, sarebbe bastato molto molto meno..
Valentino Di Giacomo

ilnapolista © riproduzione riservata