ilNapolista

Il Napoli non è una moda, al San Paolo mi emoziono sempre

Se non può la sconfitta col Parma frenare l’entusiasmo, figurati il pareggio col Bayern! Società Sportiva Calcio Napoli: una passione, una fede, persino una ragione di vita. Sei tifoso fin dalla nascita, da quando sei bambino, da quando giochi con gli amici giù al parco prendendo due sacchetti della spazzatura che fanno da porta, sognando, un giorno, di essere come Maradona o Lavezzi. Il Napoli ce l’hai dentro da sempre, non da quando si ritrova a lottare per lo scudetto o a giocare un girone di Champions. Questa squadra che ha in serbo per il popolo napoletano migliaia di emozioni, gioie, dolori, amarezze, goduria, e soddisfazioni. Quello stadio che, beh è storia.
Lì sono racchiuse tutte le emozioni dei 60 mila che ogni domenica cantano per te, Napoli. Quella è la nostra casa, il nostro porto sicuro. Credo non ci sia un perché, o almeno un unico perché. In certe situazioni, il vero perché non lo si trova mai. Al San  Paolo, 26 settembre 2004, c’erano cinquantamila persone a tifare Napoli contro il Cittadella, in serie C. L’amore che questa città nutre per i colori azzurri va al di là di tutto, a prescindere dalla serie e dall’avversario.
Oggi ci emozioniamo per un goal in Champions, eppure gli occhi sono diventati lucidi quando quei goal erano un piccolo passo verso la fine dell’inferno. Ora tutto è diverso, ora tutti son tifosi del magico Napoli. Ma chi c’era nei periodi più oscuri della società partenopea? Di certo non le centinaia di ragazzini e ragazzine che tifano Napoli “perché va di moda”. No, ragazzi miei, il Napoli non è una moda. Quanti di loro possono urlare fieri al mondo: io c’ero? Nemmeno la metà. Io ho solo diciotto anni ma lo posso dire con fierezza: io c’ero, io c’ero quando il Napoli è fallito, quando abbiam perso per un pelo i play off con l’Avellino. E i c’ero quando il 10 giugno 2007 siamo ritornati in serie A. Oggi io sono fiera della mia squadra. Io amo la mia squadra perché mi sa regalare emozioni sempre, ed è a lei che ho giurato amore eterno. Non avendo avuto la possibilità di veder giocare il “pibe de oro”, mi godo le magie dei tre tenori, le parate di De Sanctis, i rigori che para, le lacrime del capitano e la forza di Hugo Campagnaro. Mi godo i miei ragazzi perché loro, con il semplice tocco ad un pallone sanno regalare brividi ed emozioni. Sono brividi ed emozioni che puoi capire soltanto se sei tifoso del Napoli.
Un giorno sarò fiera di raccontare a mio figlio di non esserci stata nei “periodi d’oro maradoniani” ma di aver visto giocare Hamsik, di aver pianto al fischio finale di Napoli-Inter 1-1 che sanciva il ritorno degli azzurri in Champions dopo 21 anni. Sarò onorata di raccontare a tutti di quanto sia forte El Kun Aguero – che tra l’altro è genero del Pibe de Oro – di quanto il San Paolo sia una bolgia pazzesca, di quanto sia emozionante cantare in curva “ci vedi camminare insieme, nella pioggia sotto il sole. . .”; di quante lacrime sono state versate per una passione che dura ormai dalla nascita. In sostanza sono fiera di te Napoli, della battaglia che stai per affrontare di fronte ad un San Paolo strapieno, contro una delle squadre più forti del mondo. Non voglio smettere di sognare, di crederci, perché io, noi ci crediamo! Regalami un sogno, vita mia.

Giulia Tota Gargiulo (V liceo linguistico “Calamandrei”, Napoli)
Un grazie particolare alla prof. Iana Salerni

ilnapolista © riproduzione riservata