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La prima punta c’è, si chiama Marek Hamsik

Ovviamente ho fatto anche altro, controvoglia: mi sono nutrito, ho dormito, ho perfino lavorato. Ma devo confessare che è da martedì sera che rifletto paranoicamente sulla freddezza di Hamsik sotto porta. Sulla sua capacità di acquattarsi nel prato come una lucertola che abbassa le pulsazioni al minimo mentre si prepara a fagocitare una zanzara; sulla sua abilità nel controllare i fasci nervosi, dal sopracciglio al mignolo, prima di colpire con precisione tra una jungla di gambe, braccia e pali, come un Lee Oswald appostato su una finestra a trecento metri di distanza dal cervello di Kennedy.

La mia modesta conclusione è che Hamsik sarebbe un grande attaccante moderno, una prima punta alla Cavani, perché sa fare tutto, in attacco: tirare di destro e sinistro, colpire di testa e soprattutto essere al posto giusto al momento giusto: quello che nella vita consideriamo un deprecabile difetto, l’opportunismo, ma che nel calcio è una dote rara a preziosa.

Per questo, l’altra sera, mentre Cavani usciva dal San Paolo zoppicante, io per un attimo ho sognato Hamsik prima punta al Meazza contro l’Inter. Il resto della formazione fatela voi, mi interessa poco.

Io, lo confesso, sono tra quelli che si sono a lungo interrogati, perplesso, sull’ambiguità tattica di Marek, sulle sue assenze prolungate, sul suo girovagare per il campo come un bambino che si perde nel centro di Bologna, salvo poi rispuntare all’improvviso per l’assist vincente o per il gol decisivo. Il Gallo sa che per un periodo, durante una sua latitanza dal campo paragonabile quasi a quella di Lavitola, sostenni che Hamsik avrebbe dovuto giocare più indietro, alla Gerrard, alla De Rossi attuale: avremmo perso qualche gol ma avremmo guadagnato minuti di gioco vero di Marek.

Bene. Ho cambiato idea. Ora lo vorrei attaccante, almeno per una volta, contro l’Inter. La sua presenza lì davanti mi rassicurebbe più di quella di Mascara, Pandev e Santana, per non parlare di Lavezzi, che davanti alla porta, come sappiamo, si emoziona come un giovanotto al primo appuntamento. Ed è sempre la prima volta.

Luca Maurelli

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