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Perché la goleada Udinese fa paura al Milan

A volte il calcio regala strani corsi e ricorsi. Coincidenze? Cabala? Scaramanzia? Oppure «ogni partita è una storia a sé». A fare la differenza sono sicuramente il tifo e i tifosi: insomma dipende sempre dalla prospettiva da cui si guarda la parte rotolare. Detto questo, per trovare un precedente del vantaggio (larghissimo) dell’Udinese fuori casa a Palermo (0-5 alla fine della prima frazione di gioco, che ha di fatto messo un’ipoteca sullo 0-7) bisogna riavvolgere il nastro della storia del nostro campionato indietro di oltre cinquant’anni.
Il Napoli a Milano
Stagione 1956-1957. E qui siamo alla prima coincidenza. La partita incriminata è Milan-Napoli. Non era così importante come il big match in programma a San Siro, eppure i tifosi partenopei non possono dimenticarla così facilmente. È il 7 ottobre 1956: quarta giornata di campionato. Il Milan viene da un avvio esaltante: con tre vittorie consecutive. Al Napoli, però, basta mezz’ora di gioco per mettere in congelatore il risultato. Segna prima Posio (al 9°), poi Pesaola (al 19°), Vinicio (al 26°) e ancora Pesaola (al 31°). Ma non finisce qui, ci pensa ancora Luis Vinicio al 42° a rendere quasi inutile il secondo tempo e a far abbandonare anzitempo gli spalti dello stadio a molti tifosi. Così quando l’arbitro manda le squadre negli spogliatoi per l’intervallo, il risultato è un “clamoroso al Meazza” 0-5 per il Napoli.
Nell’intervallo, lo “sceriffo” Gipo Viani appena arrivato nella prima delle nove stagioni consecutive (due da allenatore e sette da direttore tecnico) deve aver detto qualcosa ai suoi. I rossoneri nel secondo tempo provano la rimonta: doppietta di Juan Alberto Schiaffino (60° su rigore e 86°) e del centravanti Carlo Galli (90°), per cui quella partita segna di fatto un addio al ruolo di titolare a favore del giovane primavera Gastone Bean. Il Milan si ferma però a tre reti. Il risultato finale è 3-5. Persa la battaglia, ma non la guerra. La lezione con il Napoli servirà agli uomini dello “sceriffo”. Nonostante lo stop successivo a Padova (allenato da Nereo Rocco), il Milan vince lo scudetto e conquista il suo sesto titolo. In quella squadra giocava gente che, ai titoli italiani e internazionali, ci aveva o ci avrebbe fatto l’abitudine in campo, come in pachina: Cesare Maldini, Gigi Radice, Osvaldo Bagnoli oltre al “barone” Nils Liedholm che, quell’anno, Viani fece esordire nel ruolo di libero. Per il Napoli, invece, la stagione si concluse all’undicesimo posto.
L’Inter contro la Sampdoria
Ma gli incroci più o meno pericolosi tra la 27esima giornata del campionato 2010-2011 e la «regola del cinque» non si fermano a Milan-Napoli. C’è un’altra squadra che aveva segnato in serie A 5 reti fuori casa nella prima frazione di gioco. Sapete quale? L’Inter. E sapete che partita si giocava il 1° marzo 1964? Sampdoria-Inter. Guarda caso lo stesso posticipo in programma questa sera. A Marassi, per i nerazzurri, doppiette di Mazzola e Suarez (uno dei gol dello spagnolo su rigore) e rete di Facchetti mentre per i blucerchiati era stato Barison a siglare l’unico gol. Nel secondo tempo non cambia nulla e la partita finisce 1-5.

Mezza Italia a fare scongiuri
Coincidenze? Forse. Di sicuro, però, tra le due sponde di Milano, su quella blucerchiata di Genova, qualcuno starà emulando il gesto più partenopeo possibile: lo scongiuro. Mezza Italia a trovare l’antidoto giusto per battere la sfortuna. Corna, cornicelli e chi più ne ha più ne metta. In tre città d’Italia la «regola del cinque» fa, in un modo o nell’altro, ancora “paura”. A Palermo, invece, c’è chi sta pensando a una cura da cavallo: magari un ferro da tenere per tutte le gare interne al Renzo Barbera, perché sette reti subite in casa rischiano di diventare un incubo indimenticabile.
Giovanni Parente (Il Sole XXIV ore)

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