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Quaglia piange
e la gente esulta

Ero in auto, pronta all’ennesima abboffata in famiglia per il pranzo della Befana. Radio sintonizzata su Juve-Parma. Qualche minuto, poi sento che Fabio Quagliarella era a terra. Infortunato. Forse uno stiramento. Ecco, penso, avevano ragione il salumiere e il gommista: Fabio non ha il coraggio di venire a Napoli.
Barella in campo, Fabio è in lacrime. Allora, penso, si è fatto male davvero. Bah, che destino. Non ho comprato il biglietto per domenica per non ascoltare la bordata di fischi che avrebbe accompagnato certamente ogni tocco di palla del “traditore”. Fischi non nuovi per napoletani juventini. Sono toccati a Ferrara, insieme allo striscione fisso in curva B ad ogni incontro con la Signora. Sono toccati persino a Fabio Cannavaro, meno forti devo dire, ma ugualmente fastidiosi. Invece Quagliarella non li ascolterà.
Io però non me la sono scansata. Parcheggio l’auto, scendo e sento la gioia per il suo infortunio traboccare dalla macelleria. Due passi più avanti parole poco carine venire fuori anche dalla tabaccheria. Un gruppetto di anziani litigava all’angolo del fioraio con due giovani che esprimevano il loro rammarico per non poter cantare cori contro Quagliarella. Per non parlare delle paranoiche osservazioni che hanno accompagnato tutto il mio percorso fino al portone dei suoceri sulla presunta “sceneggiata” del bastardo.
Oggi è stata una giornata pesante. Realizzare che tutto l’amore per il Napoli si traduce in una grande soddisfazione per l’infortunio di Quagliarella mi è apparso persino penoso. Abbiamo la fortuna di sostenere per una squadra che ha dignità da vendere, che lotta fino all’ultimo minuto di recupero. Che non piange con gli arbitri e che se avesse una rosa più ampia sì che potrebbe aspirare allo scudetto. E i napoletani? Ancora con queste considerazioni mediocri. Incapaci di guardare in alto. Poi ho realizzato che forse la più vigliacca sono stata io a non comprare il biglietto per la prossima partita. Forse più dei fischi, ho temuto un gol del mio ex idolo.
Alessandra Buono

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