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Napoli ai napoletani? Illusione senza giovanili

Napoli ai napoletani? E’ una pia illusione. Nemo propheta in patria diceva qualcuno e la cosa si sta ripetendo, a maggior ragione  in questa città che tende a cacciare i suoi figli più che ad accoglierli. Il calcio non fa eccezione. Piuttosto una considerazione va fatta.  Questi giocatori non sono napoletani di crescita, ma soltanto di nascita. Cioè non sono come i Bruscolotti, i Musella, i Caffarelli e Celestini, cresciuti nel vivaio del Napoli e poi transitati in prima squadra, quindi già con un’impronta societaria ben precisa, giusta o sbagliata che sia. Sono calciatori cresciuti altrove, Cannavaro compreso, e rientrati dopo un lungo viaggio. E’ un po’ come l’emigrante che torna a casa pensando di aver lasciato la sua vecchia terra e non la ritrova più sentendosi tradito. In realtà è cambiata lei ed è cambiato lui. L’ultima presidenza Ferlaino e poi quelle di Corbelli e Naldi hanno fatto terra bruciata dei talenti napoletani che hanno trovato fortuna in altri club e l’elenco sarebbe lunghissimo: da Di Natale a Quagliarella, da Montella a Criscito, Borriello etc etc.  Non mi piace però quando De Laurentiis parla male dei napoletani. Non mi piace a prescindere perché in ogni caso non si può generalizzare e fare di tutta l’erba un fascio. I sudamericani non è che sono attaccati di più alla squadra e alla città. Vengono per soldi (Lavezzi docet e l’ha detto anche apertamente) come lo farebbero gli svedesi, gli americani, i milanesi ed i palermitani, nulla più.  Per cui De Laurentiis non può pensare che il solo fatto di riportare i napoletani a Napoli debba essere un motivo di gratitudine nei suoi confronti. Sono tutti professionisti allo stesso modo. Pensi piuttosto a creare un grande settore giovanile ed allora sì che il Napoli sarà di napoletani.

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