Carapaz: «Sono coraggioso, un combattente. Noi ciclisti siamo un po’ masochisti»

A El Pais: «È nel mio sangue e di solito ne approfitto. Quello che ho vissuto nell'adolescenza è stata una lezione di vita molto importante».

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El Pais intervista Richard Carapaz. Re del Giro d’Italia 2019, oro olimpico in Giappone nel 2021, è arrivato anche secondo alla Vuelta 2020 e terzo al Tour 2021 che aveva vinto un po’ a sorpresa.

Gli viene chiesto se è ambizione la parola che meglio lo definisce. Carapaz risponde:

«L’ambizione ha reso Richard bello. Essere ambizioso mi ha portato a un oro olimpico, a vincere un Giro, ad essere su altri podi…».

Se qualcosa ti caratterizza è che dai sempre battaglia? Carapaz:

«È nel mio sangue e di solito ne approfitto. Sono coraggioso, un combattente. Penso che a molti ciclisti piaccia soffrire in bicicletta. Siamo un po’ masochisti. Questa è la parola giusta».

Forse è qualcosa che ti viene anche dalla tua infanzia, perché ti sei preso cura della fattoria dei tuoi genitori quando tua madre si è ammalata di cancro al seno. E’ così’?

«Sì. Quello che ho vissuto nell’adolescenza ha influenzato il mio personaggio. E sono stato in grado di approfittarne perché ho avuto una lezione di vita molto importante. Non l’ho scelto, ma lo apprezzo perché sulla moto mi è servito molto».

Il ciclismo ti ha dato la vita che sognavi?

«Da dove vengo non avevo molte aspettative. Ma faccio il lavoro che mi piace e vengo pagato. Sono molto fortunato».

Ti è sempre stato chiaro che volevi essere un ciclista? Carapaz:

«Sì. C’è stato un momento in cui mio padre mi ha chiesto cosa preferivo, se studiare o guidare la moto. Gli ho detto che volevo provare e che se non avessi raggiunto qualcosa di importante all’età di 23 anni, mi sarei dedicato allo studio. Ma dentro ho pensato che volevo essere un ciclista. Mi sono buttato al cento per cento in questo e mi ha portato qui».

I giovani arrivano preparati e affamati. Sono irriverenti? Carapaz:

«Ognuno ha la sua scuola. La mia risale agli anni passati, quando vedevi Valverde e ti facevi da parte. Ora è diverso. Ma i giovani stanno facendo cose importanti e tutti meritano rispetto».

 

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