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Buon compleanno Canè, l’ala “tradita” dal Napoli

Oggi Canè compie 77 anni. Venduto al Bari contro la sua volontà, ritornò a gettone: segnò alla Juve e al Genoa (ma gli venne annullato).

Buon compleanno Canè, l’ala “tradita” dal Napoli

“29 Settembre” cantava l’Equipe 84 nel 1967, brano poi ripreso anche da Lucio Battisti due anni più tardi. Oggi noi cantiamo un nuovo brano, “21 Settembre” e facciamo gli auguri ad uno dei giocatori che più si è legato alla nostra città e alla squadra che la rappresenta, Faustinho Jarbas detto Canè. Nel giorno in cui il jolly d’attacco brasiliano-napoletano compie 77 anni, ripercorriamo le ultime fasi della sua carriera da giocatore del Napoli, il luogo che lo ha esaltato, criticato, fatto diventare calciatore e formato come uomo. E tradito, proprio come la canzone di cui sopra che parla di un tradimento, di un amore finito.

cane-bari

Il voltafaccia della società arrivò nell’estate del 1969 quando il neo presidente Ferlaino, di comune accordo con Chiappella che chiedeva Jair o Domenghini, ritenne che Canè non serviva più al Napoli, vogliamo credere non per motivi anagrafici ma per ragioni puramente tecniche. Infatti quando un recalcitrante Faustinho fu venduto al Bari, era nel pieno della sua maturità calcistica, di anni ne aveva 30 e si sentiva di dare ancora molto alla maglia azzurra. Insomma non era un ferro vecchio. Accadde che Jarbas, prima della campagna trasferimenti per la stagione 1969-70, con la moglie in dolcissima attesa, dovette recarsi in Brasile per sistemare alcune faccende personali. Al suo ritorno trovò due novità, una bella ed una meno piacevole. La prima fu la nascita del secondogenito Ivan (futuro allenatore delle giovanili del Napoli) mentre la seconda seppe di beffa, la cessione al Bari per 71 milioni, voluto da Oronzo Pugliese, il mago di Turi.

Fu un “tradimento” a tutti gli effetti, l’ala si fece tre anni in Puglia, uno in A e due in B dove, immalinconito dalle corna napoletane, non riuscì ad esprimersi come sapeva. Anzi, per dirla fino in fondo, il suo fu uno dei rari casi dell’epoca in cui un giocatore provò ad opporsi alla sua cessione. Ferito a morte come La Capria, indispettito come un bambino, la sua tipica espressione di uomo mite e buono si trasformò in una maschera di vendetta e risentimento. Da napoletano d’adozione, poi, conosceva il valore simbolico dei numeri e quel “71”, la cifra per la quale lo avevano ceduto, proprio non gli andò giù. Chiaramente non era il massimo passare dall’esaltazione di striscioni tutti per lui che campeggiavano al San Paolo al “vuoto” del San Nicola di Bari, dall’aver giocato con Sivori ed Altafini formando un trio di attaccanti stranieri che probabilmente era il più forte della massima serie a Spimi, Muccini, Fara e Spalazzi. Canè non si presentò in ritiro, chiese lo svincolo dal Bari dicendo che il Napoli non gli aveva comunicato la cessione entro i 5 giorni regolamentari. Finì, poi, per piegarsi, arrivò in ritiro con una faccia più scura del solito. O guaglione fu preso dalla saudade, non quella per il Brasile ma quella per Napoli dove aveva lasciato il cuore.

Il gol di Canè a Dino Zoff

Il gol di Canè a Dino Zoff

Passarono gli anni e Chiappella se lo ritrovò al Napoli nel 1972 e Vinicio allenatore lo accompagnò con la manina fino alla fine della carriera in un mesto e silenzioso addio. Sembrava un ritorno già scritto, dovuto e doveroso, non un cavallo di ritorno. Canè accetta un ingaggio a gettoni sullo stile di Hamrin, ha i capelli più che brizzolati, diremmo argentei, ma ancora tanta voglia di buttarla dentro. Anzi si “accontenta” di quello che i suoi due ultimi “mister” gli concedono. Addirittura l’album delle figurine Panini non lo porta nemmeno tra le riserve, eppure giocherà 18 volte. Passa dalla maglia numero 7 a quella 9, qualche volta perfino il 10, spesso il 13, partendo dalla panchina (almeno bilanciava la negatività del 71…). Il Napoli non spreca soldi, Canè è buono per tutti i ruoli dell’attacco, appare un rincalzo dal sapore universale. È vero, l’ultimo gol che tutti ricordano è quello contro la Juventus a Fuorigrotta il 14 ottobre del 1973, un missile terra aria che Dino Zoff vide solo partire ma di reti Faustinho ne mise a segno 7 nel primo campionato di Vinicio, l’ultima ufficiale nel 2 a 2 a Bologna nella penultima trasferta della stagione.

Il gol annullato a Canè in Genoa-Napoli

Il gol annullato a Canè in Genoa-Napoli

C’è, però, una rete, annullata per un millimetrico fuorigioco, che poteva essere la ciliegina sulla torta della sua carriera nel Napoli. Fu proprio contro il Genoa, nell’ultima gara del campionato 1973-4, un match che diede il terzo posto agli azzurri nell’anno dello scudetto laziale. I rossoblù, ormai già malinconicamente retrocessi, si congedano dai propri fedelissimi non a Marassi ma sul neutro di Piacenza per la squalifica del campo amico. Triste e solitario finale, fa caldo, i paganti sono poco più di seimila, la radio ogni tanto lancia un aggiornamento dopo i corposi interventi di Ciotti ed Ameri dagli altri campi. Tutto bene per gli azzurri, Braglia fa doppietta in dieci minuti nella prima frazione di gioco e mette in ginocchio i rossoblù. All’inizio del secondo tempo, come in una gita scolastica, un gruppetto di tifosi comincia a scandire un nome dagli spalti. “Ca-nè, Ca-nè, Ca-nè” gridano in modo goliardico i pochi napoletani presenti. Vinicio li accontenta. Canè entra al ’58 al posto di un Albano non convincente. Dall’altra parte a difendere i pali c’è Spalazzi, ex portiere del Bari ed ex compagno di squadra, cosa darebbe il nostro bomber di cioccolato per bucarlo, per prendersi una rivincita. La gara va avanti a folate, tic e toc, qualche affondo qua e là, Il Napoli subisce da Rosato il gol che dimezza lo svantaggio genoano ma non può perdere la gara contro il fanalino di coda della classifica. L’ultima emozione la offre proprio lui, Jarbas Faustinho. Braglia mette una palla a centro area, Clerici la gira di tacco e Canè la mette in rete bucando Spalazzi da pochi passi. Purtroppo il fuorigioco, anche se di poco, c’è. Il Napoli stringe i denti e porta a casa la vittoria. Quell’ultimo urlo fu strozzato, quell’ultimo gol gli rimase in gola, come quando gli interruppero la carriera di fedelissimo e bandiera del Napoli mandandolo al Bari.

Canè rincorre Mario Corso

Canè rincorre Mario Corso

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