Cressy il tennista che la federazione francese cacciò perché non voleva restare a fondo campo
Ora è numero 59 al mondo e pur di giocare all'attacco s'è trasferito negli Usa. Gli statistici lo stanno studiando. Lui è convinto di diventare numero 1

Maxime Cressy non è un milite ignoto del tennis mondiale. Non è nemmeno una star. E’ numero 59 Atp ma per chi ha visto qualche partita, ultimamente, è riconoscibile quasi come un top 10. Perché è una bestia rara: gioca solo serve-and-volley. Attacca. Attacca sempre. E lo fa per principio. Produce un testardo tennis ideologico. L’ha esplicitato più volte:
“La mia idea fin dall’inizio era di riportare in auge il serve-and-volley… In molti mi hanno detto che ormai è morto, che non potrà mai essere efficace oggi… Altri sostenevano che non sarebbe stato lo stile più adatto a me, ma io avevo un’idea in testa e credo che riuscirò a realizzarla“.
Come un Jep Gambardella del tennis, Cressy non vuole solo partecipare al Tour, vuole il potere di far fallire il gioco da fondo. Un monolite tecnico.
News9 gli ha dedicato un bel pezzo ripreso da Ubitennis. Lui è un bel personaggio. Ogni mattina, quando si sveglia “scrive le parole “instilla il dubbio“ su un pezzo di carta“. “Tre volte… cerchiato, con una penna”, ha raccontato agli Australian Open. “Quando gli si chiede di nominare i suoi idoli, Cressy risponde prontamente Stefan Edberg, Pete Sampras e Pat Rafter”.
Peter Lundgren, uno dei primi allenatori, racconta un aneddoto: Roger Federer non ne voleva sapere di giocare a rete: “Roger giocava come se a rete ci fossero in agguato gli squali”. Ci è arrivato col tempo, lavorandoci un sacco. Cressy, invece, lo fa per imperativo categorico.
“Ha finito il liceo negli Stati Uniti dopo che la Federazione Francese di Tennis lo aveva escluso dal programma perché si rifiutava di essere un macinatore di colpi da fondocampo. Quando è entrato alla UCLA (University of California, Los Angeles), non ha potuto nemmeno partecipare alla prima selezione nella squadra di tennis. A partire dal suo anno da junior ha continuato a lavorare incessantemente sul suo gioco per poter fare il salto decisivo verso il circuito professionistico senza troppi intoppi”.
E’ alto un paio di metri, il che aiuta. Ed è ormai così fuori dai canoni del gioco moderno che agli avversari dà molto fastidio. Anche a quelli più forti di lui. Nelle quattro partite dello slam di Melbourne, è andato a rete 434 volte, e ha vinto 305 punti. Nella partita del quarto turno contro Daniil Medvedev, ha vinto 89 dei 135 punti a rete.
Gli statistici del tennis stanno studiando il caso. E stanno teorizzando che forse attaccare non è una tattica così controproducente.
“Cressy è un giocatore “all-in”. L’attacco è il suo piano A. Il suo gioco non conosce valvole di sicurezza, nessun piano B. Martella con il servizio, la seconda a volte è più veloce e più forte della prima. All’Australian Open, ha messo a segno 95 ace, anche se intaccati da 54 doppi falli. Anche solo il veleno sulla seconda in risposta è destabilizzante per alcuni giocatori”.
“La mia mentalità è quella di dare il tutto per tutto. Questo è il mio gioco… non penso troppo. A volte ho giorni buoni, a volte cattivi. Nei giorni buoni, penso che sia molto difficile battere questo stile di gioco, soprattutto perché è davvero dura per gli avversari prendere il controllo. Il mio stile di gioco può battere chiunque. Posso anche raggiungere il primo posto in classifica, sono molto fiducioso”.
Cressy non vuole solo essere il miglior giocatore del mondo, vuole diventarlo alle sue condizioni, conclude l’articolo.