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Il calcio senza spettatori è una sola partita di migliaia di minuti

Il calcio di queste settimane è una somministrazione, un medicamento. Non possiamo farne a meno e allora guardiamo, ci esaltiamo, restiamo delusi. È calcio sospeso, come se stessimo lasciando caffè pagati per settembre

Il calcio senza spettatori è una sola partita di migliaia di minuti

Una è stata vinta, l’altra è andata persa. Una l’ho guardata, l’altra no. In una, il Napoli è stato brillante, nell’altra è stato un po’moscio. Ho guardato la partita che abbiamo vinto e sarebbe facile, facendo finta di niente, raccontare quella. Il Napoli, contro la Spal, ha esibito un buon gioco, bel palleggio, ha dato l’impressione di poter segnare ancora più gol dei tre fatti. Un Napoli in salute, a tratti divertente, ecco il Napoli di Gattuso, si intravede, anzi si vede. Troppo facile, teniamo tutte queste cose positive in memoria, non sono svanite, ma oggi noi dobbiamo fare un racconto e ci viene meglio immaginare la partita perduta, la partita buttata via. Tra l’altro quella vinta è di alcuni giorni fa, vecchissima. Qua le giornate di campionato si sovrappongono, le partite sono così vicine che alcuni calciatori sono stati richiamati in panchina con la Spal ma i sostituti sono entrati in campo con l’Atalanta. Pasalic il colpo di testa vincente lo aveva già pensato per la partita precedente, non ha fatto in tempo, perché – in quel caso – era pure marcato. Che casino.

È anche vero che se pensiamo agli spalti vuoti potremmo dire che si stia disputando una sola partita di molte migliaia di minuti. Ciò che vediamo, gli assist, le parate, i gol, i rigori, le espulsioni, sono tutti fotogrammi dello stesso match. Cosa accade non conta poi tanto, purché sia trasmesso. Certo, più lentamente su Dazn, più veloce su Sky, ma tutto uguale. Il calcio di queste settimane è una somministrazione, un medicamento. Noi non possiamo farne a meno, il fatto stesso che ci sia un pallone che rotei ci riporta sempre a quando eravamo bambini, dove tutto è cominciato e allora guardiamo, ci esaltiamo, restiamo delusi, tutto uguale, apparentemente. Il flusso delle manovre d’attacco deve esserci così che non si interrompa il giro di soldi e che il castello di carta crolli. In uno dei momenti di questa grande partita, incidentalmente, l’Atalanta infila due gol al Napoli. Il Napoli sempre per caso commette due errori difensivi gravi. Tutto qui.

L’Atalanta, in questo intermezzo napoletano, ha dimostrato di essere forte, non ha fatto niente di straordinario, ma ha saputo colpire e poi affondare quando è stato il momento. Il Napoli è sembrato un po’ ingenuo. Leggo che nel primo tempo il Napoli sia stato migliore dell’Atalanta, sarà, ma non vedo occasioni da gol nelle sintesi filmate, ne vedo una chiara nel secondo tempo, si perdeva già due a zero.

Ho amici a Bergamo, non mi hanno scritto, in queste non partite non ci si sfotte, si fa finta di niente. Non si esulta più di tanto, non ci si resta mai troppo male. È calcio sospeso, come se stessimo lasciando dei caffè pagati per settembre. Però poi tre punti ai bergamaschi, meritati. “Vinciamole tutte”, ma quali?

“Qualsiasi cosa possiamo immaginare è già accaduta una volta” scrive Mathijs Deen in Per antiche strade (Iperborea 2020), un libro di viaggi stratificati (e di storie) dentro l’Europa e le sue strade. Anche nel calcio tutto è già accaduto, ciò che ci tiene ancora qui a guardare le partite non sono i risultati e nemmeno le tattiche, non è il calciomercato, non sono le interviste sui quotidiani sportivi. Se tutto è già accaduto noi vogliamo che riaccada, vogliamo immaginare un gol all’improvviso, un lampo, un colpo di genio. Nessuno di noi lo ammetterebbe, ma è così, tutto il resto non ci riguarda, anche se ci diciamo il contrario. Noi attendiamo che accada di nuovo, e vogliamo che accada con la Spal, con l’Atalanta, con la Roma. Vogliamo che accada mentre siamo seduti in curva o in tribuna, vogliamo che accada di nuovo mentre stiamo sui nostri divani, appiccicati di caldo e sudore. Perciò ci fregano, perciò accettiamo il medicamento, prendiamo l’autogol come una faccenda importante ma aspettiamo che a un certo punto, per finta o per davvero, qualcuno (meglio se della nostra squadra) la metta all’incrocio dei pali.

 

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