Altan: «La Pimpa è nata tenendo sulle ginocchia mia figlia. Continua ad esistere grazie a mia nipote»
A Repubblica: «Sono in sintonia con la solitudine, ci sto bene dentro. Quando mi trovo in pubblico guardo me stesso e provo disagio»

Repubblica intervista il fumettista Francesco Tullio Altan (tra qualche giorno 79 anni). Tra le sue creazioni c’è la famosa e intramontabile Pimpa. Racconta quando ha iniziato a disegnare.
«Ho cominciato a disegnare qualche storiella alle elementari, ho fatto la quarta e la quinta in un anno solo. In classe eravamo solo in cinque e avevamo un sacco di tempo libero. Avevo ormai abbandonato la lettura del Corriere dei Piccoli ed ero passato ai romanzi di Emilio Salgari. Magnifici, pieni di personaggi dai tratti lussureggianti, ci sentivamo tutti tigri di Mompracem. Mi sono messo a disegnare storielle di pirati, cowboy e indiani, arrembaggi e sparatorie».
E’ sempre stato timido e serioso.
«Soffro di ciò che gli inglesi chiamano self conscious, l’osservarsi da solo. È difficile spiegarlo nella nostra lingua, ma si tratta di una sorta di imbarazzo interiore che mi colpisce quando mi trovo in pubblico. Guardo me stesso e provo disagio. Non sono triste, sono fatalista».
Si definisce un solitario.
«È vero. Sono in sintonia con la solitudine, ci sto bene dentro».
Svela come è nata La Pimpa. Tenendo in braccio la figlia.
«Mia figlia Kika. Tenendola sulle ginocchia è nata la Pimpa, mia nipote Olivia che consente alla Pimpa di continuare a esistere».