Dopo il terremoto scatenato dagli arresti dei dirigenti Autostrade e Spea, l’ad di Atlantia decide di sottrarsi all’inchiesta interna e di porre la questione della sua permanenza

Ieri abbiamo scritto dell’intenzione che trapela, dalla famiglia Benetton, di mollare Giovanni Castellucci per via delle ultime vicende giudiziarie che hanno coinvolto Autostrade e Spea e in generale il mondo Atlantia.
Oggi sui giornali c’è la notizia del consiglio di amministrazione straordinario di Atlantia, convocato in fretta e furia proprio dall’ex ad di Autostrade.
In quella sede comunicherà, scrive Il Secolo XIX, di essere pronto a dimettersi. Dimissioni che potrebbero essere accettate, come scritto ieri.
La decisione è maturata in una giornata convulsa in cui si è diffusa la voce che Edizione non sia più disposta a concedere fiducia cieca ai manager di Autostrade e Spea dopo la bufera mediatica successiva agli arresti della Guardia di Finanza di Genova. E in cui ci si è messo anche il crollo del titolo in Borsa del 7,8%, chiudendo a 20.44 euro.
Così Castellucci ha chiamato il presidente Fabio Cerchiai e gli ha chiesto di convocare il cda straordinario. E Cerchiai ha accettato.
Scrive Il Secolo:
“L’amministratore delegato ha deciso di sottrarsi alla graticola di un’inchiesta interna, quell’audit voluto dai Benetton per indagare i comportamenti e le eventuali responsabilità dei manager, e di porre lui per primo la questione della sua permanenza al vertice di Atlantia. Non rinuncerà a ribadire i suoi risultati, la sua estraneità a qualunque attività illecita salvaguardando la sua immagine. Presenterà la sua decisione come un atto di responsabilità. Ma il suo spunto appare comunque in sintonia con le aspettative degli azionisti. Hanno chiesto discontinuità di governance dopo le rivelazioni dell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi. Una posizione che risulterebbe condivisa sia dai rappresentati del socio di maggioranza Benetton, sia da parte degli azionisti minori”.
Dal cda di Edizione non viene fuori nulla, almeno ufficialmente, anche se emerge la compattezza dei membri sulle decisioni da prendere. Se Castellucci non avesse fatto un passo in questo senso, probabilmente sarebbe stato sollecitato oggi ufficialmente a farlo, scrive il quotidiano.
In ogni caso, se pure il cda accettasse le dimissioni dell’ad, le questioni da affrontare non sarebbero semplici.
Innanzitutto Castellucci ha giocato un ruolo chiave nell’integrazione con Abertis e nel dossier di Alitalia.
Continua Il Secolo:
“Visto in retrospettiva (ma a quell’epoca i manager godevano della totale fiducia degli azionisti, che hanno sostenuto la loro strategia) pesano anche le scelte di Castellucci nell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi. Era il 30 novembre dello scorso anno e, indagato nel ruolo che rivestiva allora di amministratore delegato di Autostrade, si avvalse della facoltà di non rispondere davanti ai magistrati della procura di Genova, limitandosi a rilasciare dichiarazioni spontanee”.