ilNapolista

De Laurentiis: «Napoli ha grande bisogno di amore, è autolesionista, incapace di vedere la verità»

Intervista ad Aldo Cazzullo al Corriere della Sera. Il calcio è marginale. «Il cinema è morto, sogno un film con Grillo. A Napoli come a Roma ci vorrebbe un Marchionne»

De Laurentiis: «Napoli ha grande bisogno di amore, è autolesionista, incapace di vedere la verità»
Aurelio De Laurentiis

Al Corriere della Sera

Probabilmente, dopo dodici anni, Aurelio De Laurentiis rilascia la prima intervista a tutto tondo da quando è presidente del Napoli. La concede ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera. Ed è un’intervista in cui il calcio è decisamente marginale. Bella intervista. In cui De Laurentiis racconta la sua famiglia, la sua storia, profondamente legate al mondo del cinema. Cinema che lui definisce morto. «È stato. Quasi non esiste più. Adesso i giovani non vanno più al cinema. A Venezia imperversano blogger e modelle». Belli i racconti della sua infanzia. Della sua famiglia che produsse La strada e Le notti di Cabiria di Fellini. Anche quello del suo primo film.

Nel 1968 la Dino De Laurentiis produsse Rosolino Paternò, soldato e mio padre mi iniziò al cinema come aiuto segretario di produzione: mi alzavo alle 4 e mezza del mattino per vestire migliaia di comparse. Gli attori erano Nino Manfredi, Peter Falk, Martin Landau e Jason Robards. Il film era girato in inglese, di cui Nino e il regista Nanni Loy non sapevano una parola. In più Loy era un fervente comunista che inveiva contro l’America; Robards per protesta si rapò a zero, dovetti procurargli una parrucca.

L’intervista al Corriere della Sera

Sogna un film con Beppe Grillo

Il futuro sono le serie tv, dice De Laurentiis che definisce Paolo Sorrentino un letterato e Checco Zalone bravissimo («Ha capito l’Italia di oggi, ma l’avevamo fatto anche noi a partire dalle prime Vacanze di Natale, 35 anni fa»). Berlusconi un genio («Ma neppure lui è riuscito a cambiare l’Italia»). Sogna di fare un film con Grillo e dice che la politica non gli interessa («Anche se il sottosviluppo del Sud è una vergogna per il Nord. Bisognerebbe fare subito il Ponte sullo Stretto, per andare da Roma a Palermo in poche ore»).

Salva de Magistris e dice che a Napoli, come a Roma, servirebbe un grande manager Marchionne altro che sindaco.  Dice che investirà nella gastronomia. Già lo fa. Il suo olio ha vinto un premio a Barcellona. E presto produrrà pasta, come suo nonno.

Il calcio è condensato in questa risposta a una domanda su Higuain (Cazzullo è juventino, ndr): Con Higuain vi siete perdonati?

«Non ho nulla da farmi perdonare. Higuain fu una mia intuizione. Al Real stava spesso in panchina. Lo pagai 38 milioni. Napoli gli ha dato moltissimo. È una città che ha un grande bisogno di amare. Autolesionista, incapace di vedere la verità. Sottomessa da secoli, sempre alla ricerca di un riscatto legato a qualcosa di impossibile; che diventa possibile con il calcio».

Alla domanda si sente napoletano o romano? ha risposto così: «Napoletano. Il più bel ricordo d’infanzia è il ragù con cui la nonna condiva le candele o gli ziti fumanti».

E infine l’ultima risposta. Lei ha fama di uomo rude.

«In realtà sono un romantico. Una volta un regista chiese a mio padre: “Ma perché Aurelio è sempre incazzato, sgradevole, duro?”. Lui rispose: “Vedi, tu non hai capito che, quando Aurelio manda qualcuno a fare in culo, si realizza”».

 

ilnapolista © riproduzione riservata