Dove ha sempre fallito la politica, potrebbe riuscirci il calcio. Perchè dal pallone sta per nascere la rivoluzione urbanistica di Fuorigrotta. Scaturita da un mix di idee e suggestioni di De Laurentiis e de Magistris. In sostanza, il Napoli vuole la gestione dello stadio San Paolo. Il Comune è d’accordo. Ma nel mezzo dell’inaspettato feeling tra cinepresidente e sindaco è spuntato anche piazzale Tecchio. E mica solo quello. Il piano di lavoro prevede la ristrutturazione, in un arco di tempo tra i 4 e i 7 anni, del San Paolo: via la pista di atletica, terreno di gioco che si inabissa di una quindici di metri, nuovi spalti e tanti «sky-box».
STRUTTURE PER IL TEMPO LIBERO – Su piazzale Tecchio, invece, dovrebbero sorgere strutture per il tempo libero, un albergo, un centro direzionale, ristoranti, bar e spazi che il Napoli potrebbe utilizzare per promuovere e vendere i propri prodotti: dall’abbigliamento agli scooter, dai gadget fino alle cibarie. I soldi, e ne servirebbero tanti, potrebbero arrivare da operazioni di project financing e dalla cessione di spazi pubblicitari. Operazione, questa tipicamente in stile inglese. Che De Laurentiis ha potuto verificare personalmente durante la trasferta a Manchester con le visite all’Old Trafford — la casa dello United — e all’Etihad Stadium, il nuovo gioiellino del City rimodernato dall’ultramiliardario sceicco Mansour.
«RICOSTRUIRE UN QUARTIERE» – «Ho in mente una rivoluzione totale nell’area di piazzale Tecchio — ha confermato ieri il cinepresidente a Sky Sport — voglio costruire un quartiere e rimodernare lo stadio. Penso a una operazione in stile parigino, come il Centre Pompidou, per realizzare gli interventi al San Paolo e nella zona antistante. Certo, bisognerà parcellizzare gli interventi per lo stadio. Abbiamo bisogno di realizzare opere e, al contempo, anche di giocare le partite. All’esterno, invece, possiamo proseguire celermente». Per passare dalle parole ai fatti, il patron azzurro chiede solo una clausola di salvaguardia. «La cosa è semplice se si ha un mandato in bianco — rivela De Laurentiis — e questo può arrivare soltanto dall’istituzione cittadina. Con De Magistris ho un ottimo rapporto, c’è una grande intesa, poi lui ha dimostrato grande serietà e capacità di guardare al futuro. Rimodernare il San Paolo ha una sua logica: Fuorigrotta è ben servita da importanti arterie viarie e questo stadio ha una grande storia. Qui ci ha giocato Maradona, è il campo degli scudetti. E i napoletani sono molto legati al San Paolo». Il lifting allo stadio, inoltre, apporterebbe diverse opportunità economiche. Gli sky box, almeno ottanta, potrebbero da soli garantire un introito annuo di una decina di milioni. A questi incassi si aggiungerebbero altri soldi derivanti dalla concessione delle licenze per la vendita di prodotti alimentari, magari la gestione dei parcheggi oltre alla possibilità di creare un museo del Napoli e un «Azzurro Store» direttamente all’interno del San Paolo. Il prossimo passaggio, adesso, sarà la realizzazione di uno studio di fattibilità e di un progetto preliminare. Sul quale società sportiva e Comune potranno cominciare a confrontarsi immediatamamente. Con l’obiettivo di chiudere bene e subito l’accordo. Nel frattempo, aspetto non secondario, bisognerà fare due conti per avviare la rivoluzione calcio-urbanistica. Perchè servono soldi. Tanti soldi.
Felice Naddeo (corriere del mezzogiorno)