Le multiproprietà nel calcio stanno diventando la normalità, i club sempre più simili a filiali (Il Giornale)
La Fifa interviene dopo il “caso” Crystal Palace e ora impedisce trasferimenti interni tra club appartenenti allo stesso gruppo societario.

Crystal Palace fans hold a protest against UEFA asthe game starts during the English FA Community Shield football match between Crystal Palace and Liverpool at Wembley Stadium, in London on August 10, 2025. (Photo by Glyn KIRK / AFP) /
Il “caso” del Crystal Palace, a cui è stato soffiato il posto in Europa League per “colpa” del Lione, ha acceso i riflettori sulle multiproprietà che nel calcio stanno diventando sempre più frequenti.
La Fifa entra in gioco dopo il “caso” Crystal Palace per le multiproprietà del calcio
Il Giornale scrive nell’edizione odierna:
Il mondo dello sport, e in particolare il calcio, sta vivendo l’era delle multiproprietà, ovvero la possibilità, accordata a un singolo o a un gruppo, di possedere una pluralità di partecipazioni azionarie o di diritti reali di proprietà in società calcistiche. Oggi sono 225 i club coinvolti in strutture multi-societarie in 15 Paesi nel mondo. Di questi, 182 appartengono a campionati europei, con forte influenza statunitense. I vantaggi sono numerosi. Sul piano sportivo consente di gestire un ampio parco giocatori: si possono far crescere giovani talenti in campionati adatti alle loro caratteristiche e poi, al momento giusto, trasferirli in altri club del gruppo. Questo riduce i costi di scouting, valorizza i calciatori, consente a realtà minori di poter competere e alle più importanti di assicurarsi futuri campioni. A livello economico e commerciale, la sinergia tra club può rafforzare i brand, aumentare il merchandising e, in generale, far crescere i ricavi. Inoltre, avere più squadre significa diversificare gli investimenti. Tuttavia, i rischi non mancano: conflitti di interesse, squilibrio competitivo, creazione di una sorta di “super élite” calcistica, mancanza di trasparenza.
Ma uno degli aspetti più preoccupanti è la perdita dell’identità del club, che diventa una filiale. L’esempio Red Bull è emblematico: ogni squadra ha un’identità omogenea, spesso cancellando la propria storia. E poi ci sono le norme. L’articolo 5 del Regolamento Uefa vieta teoricamente a due o più club con lo stesso azionista di partecipare alla stessa competizione europea. In quest’edizione, il Crystal Palace sarà “retrocesso” in Conference League perché ha la stessa proprietà del Lione che resta in Europa League in quanto ammessa dal campionato e non dalla Coppa. L’importante – ed ecco la scappatoia – è che non ci sia “influenza decisiva” da parte del club di punta. Le multiproprietà stanno diventando la normalità, un salvagente che porta a una sorta di sudditanza in favore del Faraone ma che allo stesso tempo garantisce la sopravvivenza. La Fifa ha preso di petto la questione, emanando in questi giorni una normativa che impedisce trasferimenti interni tra club appartenenti allo stesso gruppo societario: una mossa pensata anche per incentivare contratti longevi e garantire una maggiore stabilità ai giocatori.










