Infantino e Inzaghi, due esempi del calcio che si fa umiliare dalla politica (Faz e Süddeutsche)
Il giornalismo tedesco non fa sconti. Trump vuole solo dimostrare chi comanda, come la Juve nello Studio Ovale. La Faz: "Inzaghi è contento mentre in Arabia Saudita giustiziano i giornalisti"

FIFA president Gianni Infantino gives US President Donald Trump a soccer ball to autograph during a signing ceremony after a state dinner with Qatar's Emir Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani at the Lusail Palace in Doha on May 14, 2025. (Photo by Brendan SMIALOWSKI / AFP) / ALTERNATE CROP
Infantino e Inzaghi, due esempi del calcio che si fa umiliare dalla politica (Faz e Süddeutsche)
In Germania, dove hanno passione – eufemismo – per Infantino e le cose della Fifa, non aspettavano altro che potersi godere una scenetta come quella della Juve ostaggio di Trump nello Studio Ovale, con Infantino a “fare da yes-man” (scrive la Faz). “Attualmente il Mondiale per Club, nel 2026 la Coppa del Mondo, nel 2028 le Olimpiadi di Los Angeles: lo sport sta vivendo un periodo intenso a Trumplandia, e incontri come quello nello Studio Ovale dimostrano che anche questi saranno sempre profondamente politici“, scrive la Süddeutsche Zeitung. “Trump non ha bisogno di essere criticato per le sue dichiarazioni sportive, vuole solo dimostrare chi comanda”.
“Negli ultimi decenni, è stato descritto più volte, e a ragione, come le autocrazie mondiali abbiano politicizzato lo sport. Prima Russia e Cina, e ora soprattutto Arabia Saudita e Qatar. Ma in primo luogo, ciò che è stato trascurato è come anche l’Occidente scelga spesso lo sport come palcoscenico: basti pensare ad Angela Merkel che si infila nello spogliatoio della nazionale. E in secondo luogo, mentre le autocrazie hanno fatto tutto il possibile per sfruttare i grandi eventi sportivi per i propri fini – per stabilizzare il regime internamente, per svolgere un ruolo sulla scena mondiale esternamente – lo hanno generalmente fatto di pari passo con lo sport”.
“Con Trump, è diverso. Trump non ha bisogno di “sportswashing” come i sauditi. A differenza di Putin, Trump non dà nemmeno l’impressione di essere particolarmente interessato allo sport. Trump semplicemente chiarisce chi comanda nello sport”.
“Infantino è stato pubblicamente umiliato da lui diverse volte”. “Ma la Fifa e il Cio sono abituati a poter fare quello che vogliono. E qualunque cosa si pensi di Trump, c’è un lato positivo nel fatto che i dirigenti sportivi debbano attualmente aspettarsi che qualcuno li ostacoli, per qualsiasi motivo”.
Per la Faz quello con la Juve è un evento “che riflette tutta la follia che circonda questo torneo e solleva ancora una volta la domanda che un giornalista nello Studio Ovale pone a entrambi i presidenti: se il divieto di viaggio imposto da Trump possa rappresentare un problema per la Coppa del Mondo del prossimo anno?”. Anche per il modo in cui Trump tratta Infantino.
Trump lo interrompe e ribadisce che Infantino non è certo troppo preoccupato: “Non sa nemmeno cos’è il divieto di viaggio”, dice Donald Trump. “Gianni, dimmi cos’è il divieto di viaggio”, esclama. “Non lo sa”. E il presidente della Fifa se ne sta lì, ridendo imbarazzato, e non dice nulla”.
“Trump, Infantino, Arabia Saudita: questa triade è la musica di sottofondo costante, il contesto in cui si gioca a calcio in America oggigiorno – continua la Faz – È difficile ignorare tutto questo perché le persone coinvolte lo stanno rendendo davvero difficile”.
E la Faz ricorda che questo torneo è di fatto finanziato dalla stessa Arabia Saudita che in questi giorni ha giustiziato il giornalista dissidente Turki al-Yasser. La prima esecuzione di un giornalista di alto profilo dall’omicidio di Jamal Khashoggi fatto a pezzi in una ambasciata a Istanbul nel 2018.
E che “nelle catacombe climatizzate, Simone Inzaghi, l’allenatore che si è trasferito a Riyadh dall’Inter, finalista di Champions League, solo due settimane fa, è felice. È entusiasta della partita, del futuro e anche delle sue condizioni di lavoro. Gli viene dato tutto ciò che chiede, dice Inzaghi del suo nuovo datore di lavoro”.