Tre mesi di indagini sono coerenti con Gravina che dopo 40 anni deve ancora capire “cosa non va nel calcio italiano”: un anno della Figc corrisponde a 7 di un essere umano

Il comunicato della Federcalcio sul deferimento del Napoli e di Aurelio De Laurentiis per non aver tenuto tre giocatori in quarantena va letto tutto d’un fiato. Basta avere la capacità toracica di un tenore. Magari senza virgole, se proprio volete impressionare gli amici a cena. Nella forma, nella grammatica, più che nella sostanza, c’è scritto l’epitaffio del calcio italiano defunto per consunzione.
Il Procuratore Federale, all’esito dell’attività istruttoria espletata in sede disciplinare, ha deferito al Tribunale Federale Nazionale Sezione Disciplinare il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis e il responsabile sanitario del club Raffaele Canonico “per non aver provveduto a far rispettare o comunque per non aver vigilato sul rispetto delle norme in materia di controlli sanitari, e in particolare per aver consentito o, comunque, non aver impedito ai calciatori Stanislav Lobotka, Amir Rrhamani e Piotr Zielinski di partire da Napoli alla volta di Torino con l’aereo lo scorso 5 gennaio, insieme al resto del ‘gruppo squadra’, e di partecipare lo scorso 6 gennaio alla gara valevole per il campionato di Serie A Juventus-Napoli, nonostante i tre citati calciatori fossero stati sottoposti a quarantena domiciliare sino al 9 gennaio, come disposto dall’ASL Napoli 2-NORD, con nota, avente ad oggetto ‘Provvedimenti da adottare per positività al TNF di alcuni componenti del Gruppo Squadra SSC Napoli’, comunicata il 5 gennaio alle ore 17.01.
Ci sono voluti tre mesi di “attività istruttoria” (fatta di memorie difensive, audizioni, verifiche, atti, marche da bollo e raccomandate) per “deferire”. Rimettere cioè il giudizio ad un tribunale: fate voi, per noi si può procedere. Tre mesi per stabilire che il Napoli potrebbe (o no) aver infranto i “protocolli”, non si sa neppure più quali. Il merito della questione è talmente, ormai, irrilevante, che i giornali l’hanno ridotto a trafiletto: oggi in Italia l’emergenza Covid è terminata, il Comitato Tecnico Scientifico non esiste più. E su quella faccenda pesa, tra l’altro, il precedente “caso tamponi” della Lazio. Si tratta di preistoria polemica. Che la Giustizia Sportiva porta in tribunale col suo fuso orario totalmente sballato, quasi veterinario: un anno della Figc corrisponde a circa 7 anni di un essere umano.
Il burocratese arzigogolato del comunicato – fatto di incisi a cascata, riferimenti a cavilli, participi e didascalie acrobatiche – è la rappresentazione plastica d’un mondo ormai partito per la tangente verso un altro sistema solare. Un castello fortificato e decadente, governato da un Presidente federale che parla quell’esperanto anche al bar: “Mi deferisce un caffé all’esito zuccherato, oggetto di una preventiva macchiatura al latte per favore?”. Gravina, leva 1953, che nel 2022 siede alla sinistra di Mancini nella conferenza stampa post-eliminazione Mondiale a tranquillizzare il Paese: “non c’è spiraglio di sfiducia nel nostro mondo, nel mondo federale”. Coordinate astrali 23-17-46-11.
Subiamo la fascinazione di alcuni costrutti. Il “non aver provveduto a… o comunque per non aver vigilato”, il successivo “aver consentito o, comunque, non aver impedito”. Non per il significato in sé, ma per come traducono la realtà che li circonda in una forma inestricabile di forzature. Si rendono “altri”, ci tengono ad abitare un posto che è archeologia amministrativa. Purtroppo il calcio italiano ha sede legale lì, guidata da questa gendarmeria un po’ kafkiana. Poi, quando finiamo umiliati ad assistere al sorteggio Mondiale degli altri, blateriamo di “vivai”, di “troppi stranieri”, mortificando i giovani che se sono andati a far fortuna professionale all’estero, tipo Donnarumma.
Le tempistiche sono coerenti. Se appena divelti dalla Macedonia del Nord, Gravina è davanti ai giornalisti a dire
“Si va avanti a testa alta. Dobbiamo capire cosa sta succedendo nel calcio italiano“
come se non facesse questo mestiere da quasi 40 anni, significa che tre mesi per deferire De Laurentiis sono pure pochi. “Cosa sta succedendo nel calcio italiano”? Starà indagando la procura federale: per il 2030 dovrebbero farcela a capire che sarebbe bastato leggersi le carte. Le carte scritte da loro. Nel burocratese dell’estinzione.